Sull’onda emotiva degli attentati di Parigi, la Camera italiana dà il primo via libera al decreto di proroga del finanziamento delle missioni internazionali con una maggioranza ampia in maniera inedita. A favore del provvedimento, che ora dovrà passare per l’esame del Senato, si sono schierati Forza Italia e perfino Fratelli d’Italia, da sempre tra i gruppi più critici nei confronti del governo, mentre la Lega Nord si è astenuta e perfino il Movimento 5 Stelle, pur votando contro, ci ha messo del suo rinunciando in extremis a un ostruzionismo fatto di oltre 90 iscritti a parlare.
"Il senso dello Stato e la lotta al terrorismo internazionale sono i motivi che ci hanno imposto di votare a favore del dl missioni – ha spiegato in effetti Fabio Rampelli in dichiarazione di voto – Quando si parla di sicurezza e di difesa della libertà non ci possono essere divisioni, e resta invariata la nostra richiesta di aumentare e migliorare le dotazioni strumentali a chi ogni giorno rischia la propria vita per garantire l’incolumità degli italiani ovunque si trovino. Per senso di responsabilità e rispetto delle Forze Armate impegnate nelle missioni internazionali non potevamo sottrarci".
Anche Elio Vito, di Forza Italia, premette in dichiarazione di voto che "non è un voto a favore del governo Renzi" e sottolinea "il vulnus rappresentato dal fatto che Forza Italia non sia presente nel Copasir" e "la vicenda dei nostri fucilieri di Marina, per i quali "riteniamo possano e debbano essere in piedi altre iniziative presso gli organismi sovranazionali per portare a risoluzione questo caso, che francamente ormai fa gridare allo scandalo" .
Il decreto, tra le altre cose, contiene la spesa di 58,67 milioni per la partecipazione militare alla missione della Nato in Afghanistan, "Resolute Support", che mira a respingere l’avanzata dell’Isis nelle fragili istituzioni locali, mentre in tutto sono 301 i milioni di rifinanziamento, ai quali se ne aggiungono 38,5 di cooperazione allo sviluppo. Estese anche le garanzie funzionali proprie dei servizi di sicurezza anche ai reparti dell’esercito impegnati nelle aree di crisi.
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