Rasato, tatuato, palestrato, sui 35 anni: è l’identikit dell’uomo che la sera del 7 settembre, intorno alle 23, ha pestato una donna lesbica di 29 anni, in un ristorante di via Raffaello Sanzio, a Milano. "E’ l’ennesimo caso di violenza omofobica," spiegano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti del Gruppo EveryOne, "un fenomeno gravissimo che nasce da un rifiorire, in Italia, della cultura dell’intolleranza. La donna è stata insultata e coperta di pugni al volto, senza che nessuno dei clienti del ristorante intervenisse, salvo alcune amiche della vittima. Questo drammatico episodio va sommato alle violenze e intimidazioni che colpiscono nel nostro paese migranti, Rom ed ebrei. Basta effettuare una rapida ricerca su google per comprendere la frequenza e la gravità delle aggressioni". La vittima è stata curata in ospedale, quindi ha presentato denuncia in questura. "In Italia mancano programmi che educhino i giovani e tutta la popolazione al rispetto delle minoranze e alla tolleranza reciproca," proseguono gli attivisti, "mentre politici e personaggi pubblici continuano a diffondere ideologie omofobe e razziste, ignorando le leggi nazionali ed europee che proteggono le minoranze e promuovono l’uguaglianza. A cosa servono le parole del Commissario europeo per i Diritti Umani Thomas Hammarberg, che nel rapporto sull’Italia diffuso alcuni giorni fa ha denunciato il clima di intolleranza e le violenze causate dal pregiudizio, se non si attuano piani istituzionali per combattere tale escalation di odio razziale e di genere?".
Il Gruppo EveryOne ha inoltre trasmesso una raccomandazione alla Procura della Repubblica di Milano e alle autorità che indagano sull’aggressione della donna lesbica: "Alcune sue amiche hanno potuto seguire l’aggressore fino alla fermata della metropolitana Buonarroti, che è videosorvegliata. Chiediamo agli inquirenti di analizzare senza indugi le riprese successive alle 23.30 della sera dell’evento. Considerate le descrizioni dell’energumeno, non sarà difficile identificarlo e rintracciarlo, evitando che colpisca ancora, spinto da un’omofobia che sembra non conoscere limiti".
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