Nessuna esenzione, devono pagare tutti. Proprio tutti, sindaco e assessori compresi. Consapevole e contento Giuliano Pisapia, il primo cittadino di Milano, che ha inventato la tassa in vigore da ieri. "Una novità assoluta per l’Italia la nostra zona C. Il nostro protocollo di Kyoto a livello di traffico automobilistico. Vivremo certamente meglio", s’impegna con fede e convinzione il sindaco. La tassa è uguale per tutti, senza distinzione di cilindrata del motore, anno di produzione dell’auto e quant’altro. Cinque euro per entrare nel centro di Milano. La cosiddetta zona C, che corre lungo i Bastioni, 8,2 chilometri di strada, il 4,5% dell’intero territorio comunale, e 43 check-point a vigilare. Nulla sfugge al controllo. Il dispositivo è entrato in funzione ieri. L’hanno americanizzato dal primo momento, lo scorso novembre quando è stato portato a conoscenza dei milanesi residenti a Milano. Congestion Charge è in funzione da lunedì a venerdì, dalle 7,30 alle 19,30. La libera circolazione è concessa alle auto con motore elettrico, a ciclomotori, motoveicoli, veicoli per il trasporto di persone disabili. La zona C è vietata, proibita per il resto degli automezzi, compresi i veicoli di oltre 7 metri. Il pagamento del ticket di 5 euro consente alle auto di entrare e uscire dalla zona C senza limiti, per un’intera giornata. Pagamento cash, entro le 24 ore del giorno successivo all’accesso. Protestano ad alta voce, si lamentano i residenti domiciliati con box nella cerchia dei Bastioni. "Semplicemente assurdo: dobbiamo pagare per rientrare a casa". Per loro, i primi 40 accessi sono gratis, poi saranno tenuti a sborsare 2 euro per ogni ingresso successivo alla serie concessa a titolo gratuito.
Potrebbe rivelarsi un boomerang politico per il sindaco Pisapia: il provvedimento dell’amministrazione comunale da lui diretta sembra presentare infatti i connotati di una sfida. "La città potrà godere di grandi vantaggi. Congestin charge rappresenta innanzitutto una forma di grande attenzione verso il bene fondamentale dei cittadini: la salute". Messa la tassa, precoci previsioni indicano una riduzione giornaliera tra il 31 e il 38% in meno dei mezzi che entrano quotidianamente del centro di Milano. Dentro i bastioni vivono 80mila residenti. Scopo finale del provvedimento è di liberare il centro della città da 90mila automezzi. La sfida è diretta anche all’aumento dei passeggeri del metrò. Peraltro già saturo di suo nelle ore di punta. Conseguente e lampante la necessità di investimenti: più mezzi pubblici, nuove isole pedonali, più investimenti per l’ambiente. "L’ottantuno per cento dei milanesi ha votato sì al referendum ambientale", ricorda il sindaco atteso all’immediata prova del fuoco. Congestion charge cancella, azzera l’Ecopass di Letizia Moratti.
L’ex sindaco Pdl sfidò anche i ceti sociali che l’avevano sostenuta in sede di elezioni con un provvedimento antitraffico che fece discutere. Ecopass puntava innanzitutto alla riduzione dello smog, risultato mai raggiunto. E prevedeva il pagamento di una tassa diversa in relazione al tipo di auto, alla cilindrata, all’anno di produzione del mezzo. Messa così la questione, pagavano i proprietari delle auto più vecchie; entravano in centro gratis quelle nuove e meno inquinanti. Fatta la legge, trovato l’inganno: bastava acquistare una macchina nuova per non pagare. Alla fine della fiera, i numeri hanno raccontato questa verità: traffico veicolare in centro ridotto del 16% in quattro anni. La Milano del sindaco Pisapia punta molto più in alto. La nuova tassazione, il ticket da 5 euro per auto, farà affluire nelle casse comunali dai 31 ai 35 milioni di euro l’anno. "Saranno reinvestiti in opere di grande trasparenza a beneficio dei cittadini e della città". Ma riuscirà questa iniziativa forte, prima e unica in Italia, a resistere ai lamenti dei cittadini residenti all’interno della zona C e alle grida pretestuose e demagogiche della politica? Monitoraggio mensile e diciotto mesi di sperimentazione. E poi? Pisapia e la giunta di Milano s’impegnano a prendere "la decisione migliore". Fantasia e inventiva continuano a essere beni tipicamente italiani.
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