Quello che tragicamente colpisce nella quotidiana, infinita odissea dei migranti è l’assuefazione. Mille di loro non fanno più notizia, 2.000 meritano due righe, i centri “sono ormai al collasso” ma lo sono da anni e quindi l’affermazione diventa una delle solite frasi fatte, come la notizia che quotidianamente sbarcano “decine di bambini” (ma chi li imbarca, chi li ha portati in Libia, quanto hanno pagato?). Numeri contraddittori, imprecisi, scarico di responsabilità quotidiana da parte di un governo senza idee e strategia perché dopo settimane, mesi, anni nell’affrontare questo fenomeno siamo sempre al solito punto: ok per la doverosa emergenza, e poi?
In Libia intanto un giorno ci si va e l’altro no, non si mandano soldati però si “difendono” punti strategici (ma allora li abbiamo mandati!…), si aiuta un governo-fantoccio locale che forse addirittura rapisce o fa rapire operai italiani ma non si occupano le sponde libiche per evitare le partenze. La realtà è che è sempre un eterno rinviare al domani, sperando che questa gente forse sparisca da sé, nascondendosi la realtà.
Tutti purtroppo si chiudono in se stessi (ultimi anche gli svizzeri italiani verso i frontalieri) e ci si dimentica che uno dei motivi della scelta dei ticinesi sono anche le quotidiane notizie dall’Italia, le immagini di questo nostro quotidiano disordine. Certo che frontalieri e migranti non sono la stessa cosa, ma di fatto il concetto si assimila e anche questa frontiera, come le altre, fatalmente si restringe o si chiude.
Con il cerino in mano resta l’Italia, che non ha idea di cosa fare ed è presa a sberleffi in Europa. D’altronde che cosa ha mai fatto l’Italia per contare qualcosa con una politica europea contraddittoria e convulsa, senza una strategia minimamente credibile?
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