Aumentano in misura maggiore della media nazionale i valdostani iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire), nonostante la regione alpina contribuisca solo allo 0,1% del totale di cittadini presenti nell’elenco.
“Se a livello nazionale dal 2006 al 2023 la crescita è stata del 91%, per i valdostani è stata del 125%: quindi da 3.500 sono passati a 7.800”, ha spiegato Delfina Licata, referente dell’area ricerca e documentazione della Fondazione Migrantes, organismo della Conferenza episcopale italiana.
L’occasione è stata la presentazione, nel salone del palazzo vescovile di Aosta, del Rapporto italiani nel mondo e del Rapporto immigrazione della Fondazione Migrantes. I 7.891 valdostani (3.853 uomini e 4.038 donne) abitano soprattutto in Europa (6.313, di cui 4.199 nell’Unione europea a 15, prima dell’allargamento ai nuovi stati membri), ma anche in America centro-meridionale (802), America settentrionale (363), Africa settentrionale (121), Oceania (110) e Asia (94).
Il 18,8% è costituito da under 18, il 23,5% dalla fascia 18-34 anni, il 21,8% ha tra i 35 e 49 anni, il 18,7% tra 50 e 64 anni e il 17,1% oltre i 65 anni.
Gli iscritti alla nascita sono il 25,7%. Tuttavia “i dati dell’Aire sono inferiori a quelli reali”, dato che non tutti si iscrivono all’elenco, ha sottolineato Alessandro Celi, presidente del Comitato scientifico Fondation Chanoux, che ha partecipato alla stesura del Rapporto italiani nel mondo.
“La Valle d’Aosta – ha sottolineato – ha ripreso a essere un luogo di forte emigrazione” anche se si registra il ritorno di “seconde generazioni di valdostani, le cui famiglie hanno magari mantenuto la proprietà di un rudere, che le condizioni economiche migliorate consentono di ristrutturare”.
Secondo il vescovo di Aosta, Franco Lovignana, “l’immigrazione e gli italiani all’estero sono due aspetti diversi di un fenomeno che possiamo racchiudere sotto la parola ‘mobilità’. E’ bene guardarli assieme, per allargare il nostro sguardo e dare una valutazione più ampia, senza allarmismi ma senza neanche delle prese di posizione di tipo ideologico”.
Anche la diocesi di Aosta fa i conti con il fenomeno della “mobilità”. Oltre al movimento di religiosi, in Valle d’Aosta “abbiamo 13 sacerdoti stranieri, mentre sei sacerdoti diocesani sono all’estero. Non sono tonache in fuga, ma persone, portatrici di una ricchezza”, ha detto Andrea Gatto, responsabile Migrantes per la diocesi.
A livello nazionale “ci sono 77.500 professionisti sanitari di origine straniera, di cui il 65% sprovvisto della cittadinanza italiana. Sono persone che da anni lavorano qui, e questo è un problema”, ha sottolineato Pierpaolo Felicolo, direttore generale Fondazione Migrantes. Per Marco Gheller, presidente della Fondation Chanoux, “parlare di immigrazione ed emigrazione è il presupposto per parlare del futuro della nostra regione”.