Settimana iniziata all’insegna della stabilità: nuvole, sì, cielo grigio e freddo. Ma niente aria gelida, niente precipitazioni. Una situazione, però, che secondo gli esperti meteo è destinata a cambiare. Anche se non per molto.
Tra lunedì e martedì, comunque, non mancheranno locali piovaschi sul versante tirrenico, specie sull’alta Toscana, dovuti ai venti di Libeccio.
Altrove ci saranno ampi spazi soleggiati, con il rischio però del ritorno di foschie o nebbie di notte e al primo mattino, specie sulle pianure del Nord e nelle valli interne del Centro.
Mercoledì 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, giungerà dalla Scandinavia un fronte freddo. Già nel pomeriggio sarà evidente il cambiamento, con raffiche intense di Maestrale sulla Sardegna e le prime precipitazioni sulla Lombardia e sulle regioni del Nordest, nevose solo a quote di medio e alta montagna.
Le fredde correnti andranno ad alimentare un ciclone che farà sentire i suoi effetti per il resto della settimana, con precipitazioni localmente anche molto intense sulle regioni del Centro Sud. Visto l’atteso calo dei valori termici, la neve arriverà a cadere anche a quote relativamente basse su Abruzzo e nelle zone interne di Lazio, Molise, Puglia e Basilicata.
LEGAMBIENTE: 2023 ANNO RECORD NEGATIVI
Montagna e ghiacciai alpini sono sempre più sotto scacco della crisi climatica, in un anno, il 2023, segnato da record negativi per l’alta quota.
A mettere in fila dati e numeri è Legambiente che, insieme al Comitato Glaciologico italiano, presenta oggi in occasione della giornata internazionale della montagna il IV report finale “Carovana dei ghiacciai 2023” e, in anteprima l’omonimo documentario realizzato dal videomaker David Fricano per Legambiente.
In questo bilancio di fine anno, sono alcuni fenomeni in particolare a pesare su montagna e ghiacciai: il caldo torrido, che ha reso il 2023 l’anno più caldo di sempre; lo zero termico, mai così alto sulle Alpi, arrivato a quota 5398 m; l’aumento degli eventi meteorologici estremi in tutte le regioni dell’arco alpino (Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia).
Fra questi ultimi, ben 144 sono quelli registrati dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente nei primi dieci mesi del 2023 (contro gli 8 del 2010 e i 97 del 2022). Un bilancio che, dal 2010 al 2022, sale a ben 632 eventi estremi (escluse le mareggiate) con 3 regioni – Lombardia, Piemonte e Veneto – tra le più colpite. Tra le province più in sofferenza: quella di Milano, Genova, Torino, Varese, Cuneo, e Trento.
Ghiacciai, osservati speciali: Se da una parte la crisi climatica avanza in modo impulsivo, l’altra faccia della medaglia è quella di una montagna che cambia lentamente volto e profilo diventando sempre più fragile.
Infatti nel 2023 continua sull’arco alpino il regresso dei ghiacciai, anche se con arretramenti frontali minori rispetto al 2022, grazie anche alle consistenti precipitazioni di neve di maggio.
Ecco alcuni degli osservati speciali, monitorati da Legambiente e CGI nella Carovana 2023. Il ghiacciaio del Belvedere, il più grande del Piemonte, situato nel gruppo del Monte Rosa, dove il persistere del riscaldamento climatico incrementa l’instabilità geomorfologica, attraverso frane di detrito, crolli di ghiaccio e roccia e la formazione di laghi glaciali. I ghiacciai dell’Adamello: Adamello-Mandrone (il più grande in Italia), Lares e Lobbia, sulla cui superficie con sempre maggiore frequenza compaiono crepacci circolari, detti “calderoni” che portano a repentini crolli di ghiaccio; sull’Adamello, il ghiacciaio di Lares è quello che ha perso di più in superficie, passando dai 6 km2 nel 1960, ai 4,8 km2 nel 2003 e ai 2,8 km2 del 2023, dunque più del 50% in 60 anni.