ROMA – Il Maie di Ricardo Merlo punta al Sud America, naturalmente, dove e’ nato e cresciuto. Ma anche all’Europa, all’Australia, agli Stati Uniti. Come molti colleghi in Parlamento, Merlo – deputato residente in Argentina – parla del "necessario governo tecnico" e, nel frattempo, scalda i motori per un’eventuale campagna elettorale.
Si è concluso da pochi giorni il congresso Maie in Venezuela, dedicato all’area andina. Siete tornati in Italia con risultati concreti?
"Il risultato più importante – dichiara Merlo a Italiachiamaitalia.it – è essere riusciti a riunire una grande quantità di dirigenti che rappresentano le associazioni italiane in Venezuela. Proprio con loro, e grazie a loro, abbiamo discusso sulla realtà italo-venezuelana e sui problemi dei connazionali che vivono a Caracas".
Quali problematiche avete affrontato, in particolare? Quali sono le difficoltà che affronta chi risiede in Venezuela?
"Il primo nodo è quello della sicurezza, a Caracas si registra un elevato tasso di rapimenti che non risparmia nessuno, né italiani né venezuelani. Il nostro governo ha un esperto antisequestro in ambasciata ma, purtroppo, la sua presenza non basta".
Il congresso ha aperto scenari futuri? Quali sono le prossime mosse del Maie?
"Continuiamo a puntare su fatti e persone, partendo dal coinvolgimento nel movimento di Ugo Di Martino, un importante dirigente e ora nostro coordinatore in Venezuela e nella zona andina, e di Jhonny Margiotta, giovane presidente dell’associazione dei giovani italo-venezuelani. La partecipazione del Perù è garantita da Gino Moretti mentre Mario Zito è stato nominato nuovo coordinatore della Colombia, dove stiamo programmando un altro congresso Maie, probabilmente nella prima settimana di aprile".
Nelle sue parole ricorre spesso il richiamo all’area andina che, però, è molto vasta. Come farete a seguirla?
"L’area andina racchiude gran parte del Sudamerica ma, nonostante la sua vastità, presenta problemi comuni. Questo territorio diventa più forte se si uniscono paesi come Ecuador e Colombia, dove non si registra un elevato numero di italiani, con altri nei quali è visibile la nostra presenza".
Tutta questa attenzione al Sud America è studiata, vista la crescita di alcune aree come quella brasiliana?
"Non puntiamo solo sul Sud America, nei prossimi mesi arriveremo con il nostro congresso in Australia, in Canada e negli Stati Uniti. Siamo partiti dall’America Latina, dove vogliamo consolidare la nostra forza, ma ora stiamo crescendo e camminando verso altri continenti come Oceania e Nord America".
Questa espansione porterà il Maie ad essere decisivo per la formazione della prossima maggioranza?
"Non so se sarà decisivo, so che avremo una forza più numerosa e importante in parlamento, ma terremo sempre fede al nostro compito di difendere gli interessi degli italiani all’estero".
Dal Sud America vengono donne eccellenti, oggi alla guida dei maggiori paesi del continente latino. Lancerete programmi specifici per l’elettorato femminile?
"Solitamente penso più ai fatti che ai programmi, il 50 per cento dei nostri parlamentari sono donne, basti pensare alla senatrice Mirella Giai o a dirigenti importanti come la presidente del Comites di Buones Aires".
La vostra attenzione sembra rivolgersi a donne e giovani.
"Noi non facciamo differenza, né di sesso né di generazioni. Possono esistere dirigenti di qualità, sia giovani che di età matura, sia donne che uomini".
Il repentino cambio dello scenario politico italiano sta incidendo sulle azioni per gli italiani nel mondo?
"Il governo tecnico è stato visto come una cosa necessaria, la stessa sensazione si è percepita anche all’estero. Non si poteva più andare avanti in quel modo e bisogna riconoscere che, con il suo passo di lato, Berlusconi ha dimostrato una nota di maturità politica. Non pensavo che lo facesse, devo essere sincero".
Se il governo tecnico non riuscisse a cambiare quella che e’ conosciuta da tutti come la legge Tremaglia, non ci sarà un elevato rischio che si verifichino altri brogli elettorali in Argentina e nei paesi confinanti?
"Spero di no. Le indagini sono in corso e, se fosse accertato un reato, la punizione di chi lo ha compiuto dovrebbe servire da deterrente per gli altri. Penso, però, che stavolta ci saranno maggiori controlli e minori problemi. È cambiata la congiuntura politica, come quella diplomatica consolare tanto che, nell’ultimo referendum, il consolato di Buenos Aires si è organizzato in maniera diversa proprio per evitare quanto già accaduto in passato".
Passando all’informazione per gli italiani all’estero, Rai Internazionale sta per chiudere i battenti. Per quale motivo diversi eletti all’estero non stanno facendo nulla per scongiurare questa fine?
"Non è così, abbiamo già svolto diverse riunioni sul tema ma, purtroppo, siamo in un momento politico difficile e nuovo, e stiamo aspettando il primo incontro con il neo-ministro degli Esteri. Prima dobbiamo vedere che cosa fa il governo e, solo dopo, agire. Come nel calcio si parla molto prima della partita, ma poi i giocatori si vedono sul campo, così non si può valutare noi eletti prima del ‘gioco’. Io giudico dai fatti, il nostro Maie si baserà sulla difesa degli interessi degli italiani all’estero, non andremo mai contro questo principio cardine".
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