Angela Merkel e’ pronta ad accogliere ‘a braccia aperte’ Francois Holland, ma il neo eletto presidente francese e i suoi potenziali alleati non devono illudersi: il Patto di bilancio non si tocca e tanto meno puo’ essere messa in discussone la politica di risanamento dei conti pubblici. Per rilanciare la crescita bisognera’ seguire la strada delle riforme. E solo nelle prossime settimane si vedra’ se, come e quanto il pressing su Berlino del prossimo inquilino dell’Eliseo, dell’Italia e di Bruxelles riuscira’ a spianare la strada per il varo di un’agenda Ue per per la crescita dotata di strumenti concreti, efficaci e soprattutto in grado di contrastare nel breve-medio termine la recessione.
Il giorno dopo la vittoria socialista alle presidenziali francesi e la debacle dei partiti del rigore in Grecia, il temuto crollo dei mercati non c’e’ stato. Dopo un iniziale scivolone, gli indici delle borse (salvo quello di Atene, rimasto in profondo rosso) e gli spread con i Bund tedeschi si sono piu’ che ripresi. La situazione resta pero’ dominata dall’incertezza. In Grecia, oggi incalzata dalla stessa Merkel e dalla Commissione Ue a rispettare gli impegni presi dal precedente governo per rimettere in ordine i conti e realizzare le indispensabili riforme, la nascita di un nuovo esecutivo in grado di assicurare stabilita’ al Paese e’ tutt’altro che scontata. Ed anche se Bruxelles si e’ affrettata a sottolineare che il posto di Atene e’ nell’euro, i mercati restano scettici.
Ma dopo la tornata elettorale, l’avvio di una nuova fase politica in Europa in cui al pilastro del rigore sia finalmente affiancato quello della crescita appare sempre piu’ come un’esigenza ineludibile su cui convergono gli interessi di un numero crescente di cancellerie europee. ‘I risultati delle elezioni in Francia e Grecia impongono una riflessione’, ha sottolineato il presidente del Consiglio Mario Monti. Per il quale una finanza pubblica ‘responsabile’ e’ condizione necessaria ma non sufficiente per ‘l’obiettivo chiave’, ovvero quello di una crescita sostenibile. Le decisioni del caso dovranno essere prese dal vertice Ue di fine giugno, dopo un primo confronto informale tra i leader dei 27 che si dovrebbe svolgere a inizio mese.
Nel frattempo l’Italia, proprio per ridare fiato all’economia, continuera’ a chiedere che dal computo del deficit vengano scorporate le spese per gli investimenti in infrastrutture e quelle legate al saldo dei debiti, per circa 80 miliardi di euro, che la pubblica amministrazione ha nei confronti di centinaia di aziende. Un fronte sul quale e’ impegnato in prima persona anche il ministro per gli Affari europei Enzo Moavero, in questi giorni a Bruxelles per incontri con i commissari Ue e gli europarlamentari.
Intanto anche da Bruxelles arrivano segnali che confermano l’avvio di una fase nuova. Il presidente della Commissione Ue Jose’ Manuel Barroso, i cui rapporti con il duo Merkozy non erano certo idilliaci, ha invitato Hollande a incontrarsi ‘al piu’ presto’ per discutere delle misure per la crescita. Ed anche il presidente uscente dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker, gia’ in rotta di collisione con Berlino e Parigi, si e’ detto pronto a collaborare con il futuro inquilino dell’Eliseo.
Inoltre, Rehn e i suoi piu’ stretti collaboratori continuano a ripetere che le regole del Patto di stabilita’ devono essere applicate in maniera intelligente, ovvero tenendo conto delle condizioni economiche complessive dei singoli Paesi. Aprendo cosi’ a una flessibilita’ nel percorso di risanamento dei conti – di cui necessita in primo luogo la Spagna, ma non solo – da non confondere pero’ con una rinuncia al rigore.
Fondamentali, per valutare la situazione, saranno le previsioni economiche di primavera che saranno rese note venerdi’ prossimo. Seguira’, il 30 maggio, la pubblicazione delle ‘raccomandazioni’ destinate sia ai Paesi sotto procedura di deficit eccessivo che a quelli, come la Germania, che presentano squilibri macroeconomici dovuti a surplus esagerati della bilancia dei pagamenti.
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