La situazione italiana, in tutte le sue multiformi manifestazioni, resta delicata. L’esecutivo Renzi continuerà a non avere vita facile e, forse, neppure troppo lunga. Se “regge” è per varare la nuova legge elettorale. Di fatto, il nostro governo si trova ancora alla presenza di una flessione del quadro economico e la stabilità politica potrebbe divenire precaria. Non è, quindi, possibile, almeno non ci appare sensato, fare delle previsioni sulla scadenza della legislatura.
Ci sono, del resto, ancora parecchi punti “nodali” che la squadra del presidente del Consiglio dovrà affrontare entro i prossimi mesi. Aspetti che vanno oltre la crisi economica e sembrano la premessa per rendere incontenibile una crisi politica. In altri termini, le argomentazioni atte al rilancio della nostra economia dovranno essere correlate a provvedimenti che non sono stati ancora presi a livello di partito. Almeno per ora, il governo, con una opposizione più coesa che in passato, s’è limitato a dare corpo a un patto di stabilità che dovrebbe essere triennale. Intanto, il 2016 potrebbe registrare un Prodotto Interno Lordo positivo (per la prima volta negli ultimi quattro anni).
Fiscalmente, nonostante le assicurazioni, restiamo il popolo tra i più tartassati d’Europa. Circa il 40% delle entrate, quando integralmente dichiarate, è costituito da imposte. Nella più favorevole delle ipotesi, il costo della vita dovrebbe lievitare del +2% rispetto a quest’anno.
Non si può ipotizzare una politica più accomodante. Sul credito bancario, se ancora esiste, preferiamo stendere un velo d’oblio per non “sollecitare” le nostre tasche vuote. In altri termini, ci attendono altri sacrifici, altre rinunce, per tentare di favorire l’annunciata ripresa. Per salvare quello che ancora si può, si monitorerà la domanda interna. Pure con proposte d’investimento di capitale oltre l’Unione Europea. Altre possibilità proprio non ne vediamo.
Solo con una politica economica più oculata, che tuteli i redditi sino a un certo imponibile e riducendo la disoccupazione (ora al 12.5%), sarebbe, forse, possibile favorire il rilancio del bilancio nazionale. Nei prossimi mesi, vedremo se il governo dalle larghe intese (sempre più chiacchierate) riuscirà nell’intento di avvantaggiare il caso dell’azienda Italia. Insomma, il Paese avrebbe bisogno di meno politica e più stabilità economica. Sarà la volta buona?
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