Pierferdinando Casini, intervistato dal quotidiano “Il Mattino”, ammette: “Se ci fossero in Sicilia le condizioni per un progetto ispirato al Partito popolare europeo sarei sicuramente interessato. Ma il primo a riconoscere il fallimento è stato proprio Miccichè”. E aggiunge: “In realtà quel progetto è stato impedito da una politica di veti contro veti da parte di Meloni e Salvini che detengono la golden share del centrodestra e Berlusconi non ha il coraggio di smarcarsi”.
Gli accordi siciliani varranno anche per il livello nazionale? “Non vedo come possa essere diversamente”, risponde il presidente della Commissione Esteri del Senato e fondatore di Centristi per l’Europa. Comunque, sottolinea, “si capirà dalla legge elettorale. Se la legge prevederà le coalizioni, è evidente che le intese siciliane saranno estese a Roma. Altrimenti, ognuno correrà per proprio conto. Tuttavia, trovo davvero poco decorosa la fila per tornare nel centrodestra e genuflettersi a uno come Salvini. È roba che non sta né in cielo né in terra. Io, quando ruppi con Berlusconi, mi presentai da solo”.
Berlusconi è nuovamente attrattivo. Se l’aspettava? “Berlusconi è un grande, è come quei calciatori che non hanno più i novanta minuti nelle gambe ma che in dieci minuti sono in grado di cambiare la partita. Tuttavia, devo anche dire che il centrodestra ha vinto le amministrative più per gli sbagli degli avversari che per propri meriti”.
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