Perseguitato, sputtanato, indebolito, emarginato, tradito: costretto a uscire di scena, il Cavaliere nero ostaggio della sinistra, il tycoon che avremmo dovuto mostrare al mondo con orgoglio, magnificandone i meriti come imprenditore di eccellenza e politico di nuovo conio, e’ alla fine invecchiato malinconicamente dentro una bolla di processi infiniti montati ad arte tra indizi ingigantiti e alibi ignorati.
Miracolosamente, all’abbandono della scena e alla chiusura del sipario, corrisponde quasi in tempo reale un’apertura di credito imprevista, una occasione di verità rivisitate, una prospettiva di onore ritrovato. Le accuse si annacquano, le imputazioni si sciolgono come neve al sole, decenni di indagini e di massacrante impegno collegiale di giudici impegnati in esclusiva, si vanificano in una parola magica: ASSOLTO!
Milano trema, l’uomo più pericoloso d’Italia e’ quindi libero di circolare per non aver commesso il fatto? E quale fatto? Omicidio di mafia? Rapina di soldi pubblici? Sequestro di persone innocenti nelle sue abitazioni? P2, P3, P4? O piuttosto grande ricchezza e carisma personale degni di invidia e di esproprio proletario?
A sentire Di Pietro e i suoi ammaestrati sodali del pool milanese bramosi di visibilità, tutti i peccati del mondo vanno messi in conto a un sol uomo e il suo turpe comportamento deve comunque rimanere nella mente dell’italiano virtuoso che pende dalla bocca dei Santoro e dei Saviano e ogni sera va a letto sicuro di saper distinguere il bene e il male, i colpevoli e gli innocenti.
Quanti milioni di elettori si sono lasciati fuorviare dall’incessante martellamento mediatico che ha radiografato pulsioni e debolezze del principale avversario politico della sinistra? Quanti sono quelli che hanno capito il gioco e hanno continuato a sperare che i congiurati palesi e nascosti fallissero l’obiettivo? Basta guardare alle percentuali del Pdl nelle amministrative di Parma per sentire tutto il peso di una sconfitta. Che non è la sconfitta di un uomo, ma quella della giustizia e del Paese.
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