Antonio Di Pietro è stato intervistato da L’Unità. Fra le altre cose, il leader dell’Italia dei Valori parla di costi della politica e di soluzioni utili a diminuirli o in certi casi azzerarli completamente. I partiti su questo tema sono molto divisi, nonostante a parole tutti siano d’accordo sulla riduzione dei costi della politica. Bisogna dare atto all’Idv che da sempre si batte affinchè si passi dalle parole ai fatti. E se non si riesce ancora a fare "una legge ad hoc", allora "siano i partiti a dare un segnale: stabiliscano che chi viene eletto non puo’ cumulare indennità e altri redditi, una sorta di codice etico a cui devono aderire i candidati". Buona l’idea. "Spetta a noi tutti mandare segnali chiari", aggiunge. La casta continua a difendere la casta. La soluzione? "Mandare a casa questa classe dirigente che non accetta di rigenerarsi e riconvertirsi. Sono gli stessi che non vogliono toccare questa legge elettorale: pensano di essere stati graziati dalle segreterie dei partiti e non hanno alcuna intenzione di sottoporsi al giudizio degli elettori".
Un politico che ha un doppio o triplo incarico "commette un doppio danno, non fa bene nessuno dei due lavori e ha anche un doppio vantaggio economico. Certo, basterebbe poco, una leggina che si fa con un battito d’ala di farfalla. Il punto e’ che le farfalle stanno tutte in Parlamento e hanno un mare di conflitti d’interesse".
E poi c’è la questione che riguarda le province: "Non le vogliono abolire perchè ci sono poltrone da difendere", spiega secco Di Pietro, che continua: "Fino ad oggi non ho sentito una persona della società civile che si ribella alla soppressione delle Province".
Il leader dell’IdV sarà in piazza con il suo partito al fianco della Cgil il 6 settembre, per partecipare allo sciopero generale contro la Finanziaria. "Saremo presenti il 6 settembre e in tutte le altre manifestazioni che i lavoratori porranno in essere per difendere i loro diritti". Di Pietro rivela: "L’impegno prioritario dell’Italia dei Valori è quello di impedire che l’articolo 8 del decreto legge, che di fatto abroga l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, non passi al vaglio del Parlamento e quindi non venga approvato".
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