Maurizio Belpietro, direttore del quotidiano "Libero", oggi commenta il discorso di fine anno del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: "I discorsi di Capodanno dei presidenti della Repubblica – commenta il giornalista – sono come i panettoni: se ne ingurgiti troppi poi ti viene la nausea".
Per Belpietro "la retorica abbonda" in quelle che definisce "chiacchiere quirinalizie"; al contrario, "scarseggiano le dichiarazioni concrete". In particolare, "nel caso dell’ultima predica di Giorgio Napolitano un’informazione utile però c’era. Il capo dello Stato, a proposito dell’enorme debito statale che grava sulle spalle degli italiani, ha citato come causa principale la spesa pubblica, attribuendone l’esplosione agli anni Ottanta. Guarda caso quello è anche il periodo in cui la crisi economica spinse le forze politiche a pensare di poter risolvere i problemi soccorrendo le imprese in difficoltà con l’aiuto dello Stato. La pratica trovò il suo perfezionamento con la legge Prodi (già allora Mortadella faceva danni), ovvero con una norma che consentiva alle imprese con più di trecento dipendenti di non fallire. I soldi per evitare il crac ovviamente li metteva Pantalone, al quale toccava farsi carico del funzionamento di aziende decotte. Il sistema fu messo al bando dieci anni dopo dall’Unione europea, che lo reputò una forma di concorrenza sleale. Ma, cacciato dalla porta, il metodo di tener vive attività defunte o di continuare a pagare maestranze ormai non più utili è rientrato dalla finestra. Per cui ancora oggi sono decine di migliaia i posti finti che lo Stato mantiene…".
Anche Vittorio Feltri, direttore editoriale de "il Giornale", ha commentato il tradizione discorso di fine anno del capo dello Stato: "un discorso da premier", secondo Feltri, "più che da presidente della Repubblica. Ciò conferma che il governo attuale è il governo di Napolitano, più che il governo Monti".
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