Diciamo che non gli piace la monotonia (leggasi peronismo) e per questo motivo il presidente dell’Argentina Mauricio Macri ha compiuto, appena messo piede alla Casa Rosada (la sede ufficiale della presidenza in Plaza de Mayo a Buenos Aires) nello scorso febbraio, due azioni che hanno fatto parlare abbastanza: mettere sulla poltrona la mascotte della sua campagna elettorale, il cagnolino Balcarce, e successivamente togliere dallo studio due grandi ritratti a olio: quello dell’ex presidente venezuelano Hugo Chávez, morto a 58 anni nel marzo del 2013, e quello del marito di Cristina, l’ex presidente argentino Nestor Kirchner, morto a 60 anni nel 2010.
Passo dopo passo, senza accelerare troppo, Macri sta continuando a rimuovere le foto e i ritratti messi negli anni del “kirchnerismo” nei luoghi del potere di Buenos Aires: i media argentini sottolineano che nei prossimi giorni le immagini del Che Guevara e di Juan Domingo Peron saranno ritirate dalla Casa Rosada. “Verranno tolte prima della fine del mese per essere trasferiti ad una mostra permanente presso lo Spazio per la Memoria e i Diritti Umani”, il luogo dove durante la dittatura c’era l’Esma, il principale centro clandestino di detenzione negli anni del regime militare.
Le immagini di Guevara e di Peron si trovano in bella mostra nel patio principale della Casa Rosada. Ma a essere spostati saranno tutti i quadri messi in questi anni nella sede della presidenza a Buenos Aires dal predecessore di Macri, Cristina Fernandez de Kirchner. “I diversi patios e corridoi della Casa Rosada non devono essere una galleria d’arte, e per di più così imparziali, non ha senso che quelle immagini siano appese in quei luoghi”, precisano fonti della presidenza.
Oltre ai quadri del Che e del fondatore del peronismo alla Rosada ci sono anche, tra gli altri, le immagini di Salvador Allende, Eva Peron, Simon Bolivar, Pancho Villa, Benito Juarez, José Artigas. Per ora nella Casa Rosada sopravviverà soltanto l’icona di Rodolfo Walsh, il grande scrittore “montonero”, ucciso dai militari nel ‘77.
Insomma, alla Casa Rosada continua l’alternanza tra peronisti e non. I primi, quando ne hanno la possibilità, reinterpretano la storia dell’Argentina secondo la propria visione politica tra idoli e date simboliche; i secondi, di conseguenza, tendono a distruggere questa visione “romantica”. Macri, per esempio, ha fatto smantellare le sale dedicate alla memoria dell’ex presidente Nestor allestite nel Centro culturale di Buenos Aires, eordinato alla Zecca nazionale di fermare l’emissione di nuovi biglietti da 100 pesos con il profilo di Evita Perón. E la battaglia continua. A botte di immagini messe e poi rimosse. Alla prossima puntata.
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