Matteo Renzi è riapparso dall’Annunziata, nella trasmissione di Rai 3 “In mezz’ora”. Da quando, invitato da Fazio, aveva scatenato le ire dei suoi nemici e dei suoi falsi amici rifiutando coerentemente quello che era doveroso rifiutare, l’avevamo sentito solo in Senato, nella giornata della fiducia all’attuale governo.
Eppure anche oggi i cosiddetti social, che io chiamerei piuttosto antisocial, hanno protestato con l’abituale veemenza, negandogli il diritto di parola che elargiscono con generosità sospetta al loro eroe del momento, l’altro Matteo; e quando dico “l’altro” intendo rimarcarne la distanza culturale e l’incoscienza politica.
E mentre aumenta tra gli italiani, evidentemente immemori di un passato nefasto, il gradimento di un Salvini autarchico e pericolosamente sicuro di sè (stavolta non “spezzeremo le reni alla Grecia” ma all’Africa intera!), è ancora Renzi l’unico leader in campo (da leader non ci si dimette) a poter fronteggiare col buon senso e l’esperienza maturata negli anni di governo faticosissimo (con tutti i media schierati dalla parte che adesso tentano di arginare) una malattia che sta diventando epidemica.
Forse in pochi si sono accorti di quanto delle promesse elettorali dei gemelli diversi si stia pian piano adeguando ai provvedimenti della precedente amministrazione statale, al netto delle sparate a salve dei vari ministri in gara di visibilità.
Il reddito di cittadinanza ingloba in pratica il reddito di inclusione e la quattordicesima dei pensionati; la riduzione delle tasse sarà modulata abilmente facendo sparire le detrazioni fiscali che aiutano le famiglie nel recupero delle spese sostenute.
La macroscopica differenza con il governo Minniti è dovuta semplicemente alla nuova ondata di sentimenti prettamente anti-africani che sta prendendo piede tra la popolazione meno istruita e più chiusa in se stessa.
Quei sentimenti che Salvini nasconde sotto lo slogan “Prima gli italiani” a illudere e fagocitare migliaia di poveretti privi di un proprio autonomo progetto di vita che scaricano le loro frustrazioni sui più indifesi.
Siamo troppo avanti per tornare indietro? Ci auguriamo che “prima” possibile gli italiani rinsaviscano e allontanino i cattivi pensieri che un popolo cristiano ed europeo, già vittima storica di adunate oceaniche e di condottieri incredibilmente patetici e paradossalmente ammirati, non può più permettersi.
Renzi ci salverà? Non siamo così appassionatamente faziosi. Ma può salvarci quel riformismo illuminato e possibile che un buon premier deve saper attuare. Per non incorrere in derive populistiche incontrollabili. Il popolo va governato, non inseguito nelle sue manifestazioni peggiori.