INTERVISTA AL FINANCIAL TIMES Intervistato dal Financial Times, il capo del governo ha detto: “Non ho assolutamente intenzione di superare il tetto del 3% (del rapporto tra deficit/Pil, ndr). E’ una vecchia regola, ma anche se gli altri dovessero superarlo, per l’Italia è una questione di credibilità e di reputazione. Ci auguriamo che nella seconda metà" dell’anno "i dati di crescita siano migliori".
“Sono d’accordo con Draghi quando dice che l’Italia ha bisogno di fare le riforme, ma il modo in cui saranno fatte lo deciderò io, non la Troika, non la Bce, non la Commissione europea". "Sarò io stesso a fare le riforme, perché l’Italia non ha bisogno di qualcun altro che ci spieghi come farle".
"Ho intenzione di consegnare questo Paese in ordine a chi verrà dopo di me. Il tempo dimostrerà se questa è arroganza o coraggio. Da parte mia non ho intenzione" di indietreggiare "e andrò avanti". "Stiamo portando il Paese fuori dalla crisi, l’Italia ha un grande futuro davanti, le finanze sono sotto controllo. Continueremo ad abbassare le tasse, faremo cose rivoluzionarie".
INTERVISTA A ‘CAMMINIAMO INSIEME’ Matteo Renzi, intervistato dalla rivista degli scout “Camminiamo insieme”, ha detto: l’Italia "è il Paese più bello del mondo. Lo e’ oggettivamente. Io non ho niente contro chi decide di andarsene, però l’esperienza degli scout mi ha insegnato che se vedo qualcosa che non va, cerco di cambiare le cose, non provo a cambiare Paese". "Il mio augurio ai ragazzi è che quando vedono cose che non vanno provino a cambiarle, senza scappare. Poi se qualcuno vuole andare all’estero, il mondo globale e’ bellissimo, affascinante. Pero’ l’auspicio da presidente del Consiglio e’ che la gente possa tornare. Questo e’ il Paese piu’ bello del mondo, e se talvolta per colpa nostra ha dei limiti, dobbiamo sforzarci di cambiarli".
"Se qualcuno – ha continuato il presidente del Consiglio – afferma che la parola d’ordine e’ paura o timore, deve essere invece chiaro che la parola chiave per i prossimi anni non puo’ che essere coraggio". "I politici non devono mettere bocca nello scautismo e gli scout non fanno politica in quanto scout, fanno politica come cittadini. Però trovo che sia molto utile la Carta del coraggio. E se ce la facciamo quel gruppo di alfieri lì o allargato o diversificato – vedremo le formule che l’Associazione vorrà – io li vorrei coinvolgere sulla questione della riforma della scuola".
La disoccupazione in Italia è altissima, quella giovanile è salita alle stelle. Spiega Renzi: "Il presidente del Consiglio non può creare lavoro, per decreto, può cercare di rimuovere gli ostacoli. Negli ultimi due mesi noi abbiamo fatto in Italia 108mila posti di lavoro in più, sono 108mila persone hanno trovato lavoro e non l’avevano. È un primo passo. Non è ancora sufficiente, e però la cosa fondamentale è riuscire a cambiare il sistema del Paese e renderlo più snello e efficiente".
Il premier dice di sentirsi “in colpa sulla comunicazione, cioè io credo di non essere bravo a comunicare. Le cose che abbiamo fatto in questi mesi io non sono riuscito a comunicarle bene. È un paradosso per molti, non ci crederesti mai… non mi si fila nessuno".
"Credo che sia stato importante fare la riforma. La cosa positiva del Senato e’ che finalmente i politici cambiano se’ stessi. Questo vuol dire che non c’e’ piu’ potere di rendita per nessuno. Bisogna cambiare tutti". “Le cose da fare sono molto semplici, non c’e’ da fare cose difficili – ammette Renzi – E forse proprio perche’ sono semplici sono difficili da fare. Quello che e’ piu’ difficile del previsto sono le incrostazioni, le resistenze".
INTERVISTA ALLA STAMPA Alla Stampa, il premier ha affermato: i dati sul Pil ”mi aiutano a dire con piu’ forza: dobbiamo andare avanti con le riforme. Pero’ devo esser sincero e dirla tutta: la drammatizzazione del Pil e’ qualcosa che rispetto ma non condivido. Infatti non e’ che l’Italia sia rientrata in recessione: non ne e’ mai uscita”. ”Noi stiamo facendo cose importanti, che daranno frutti nel tempo: la riforma della Pubblica amministrazione curata da Marianna Madia, assieme alla semplificazione fiscale, saranno una rivoluzione; e l’intervento di Poletti sul lavoro ha creato 104mila nuovi occupati, dei quali nessuno parla”.
”Non sono nelle mani di Berlusconi come ipotizza qualcuno. La maggioranza non ha problemi di numeri e non mi attende la via crucis che tocco’ a Romano Prodi. Mentre infuriava la Grande Guerra del Senato, il governo ha ottenuto piu’ volte la fiducia: nessun problema. Magari non e’ esaltante per composizione, ma credo che la nostra maggioranza sia la piu’ solida della Seconda Repubblica”. Matteo Renzi respinge l’ipotesi che la maggioranza possa avere problemi di numeri in Parlamento. ”E’ evidente che aver coinvolto Berlusconi nel processo di riforma e’ stata una mia, personale scelta: contestata duramente, lo so bene, dentro e fuori il Pd. Se lui non ci fosse stato, e’ chiaro, avremmo fatto le riforme con altri: ma io credo che, per metodo, vadano fatte con le opposizioni, con i nemici, piuttosto che con gli amici”.
"Credo di esser l’ultimo ad aver paura del voto perche’ personalmente mi converrebbe, porterei tante persone a me vicine in Parlamento. Ma quella avviata non e’ una battaglia che devono vincere i renziani: la deve vincere il Paese".
"La frase di Draghi e’: se non fa le riforme, l’Italia non e’ attrattiva per investimenti esteri. Bene: questa e’ la linea anche mia e di Padoan. Siamo d’accordo, nessun problema. Ma se qualcuno vuole interpretarla e far intendere che l’Europa deve intervenire e dire all’Italia quel che deve fare, allora no, non ci siamo". "Oggi non e’ l’Europa che deve dire a noi cosa fare. Il Pd ha vinto le elezioni, e’ il partito che ha preso piu’ voti in Europa, io e il governo siamo usciti piu’ forti dal test di maggio e non abbiamo bisogno di spinte da Bruxelles: minimamente. Sono gli Stati, anzi, a dover indicare alla Commissione via e ricette per venir fuori dalle secche".
"Spero che si faccia tutti un salto in avanti, anche loro. E’ il Paese ad averne bisogno. Questa storiella che è tutta colpa della politica, non regge più: abbiamo dimostrato di saper cambiare. Ci provino anche loro, adesso. Ma ci provino sul serio, invece di firmare appelli perfino contro il raduno nazionale dei boy scout". E’ il richiamo che il premier rivolge ai ‘salotti bene’, a quella fetta di classe dirigente – "professori, analisti, editorialisti, accademici" – più critica nei confronti del suo operato.
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