Cinque chilometri di fil di ferro, intrecciato, dai colori rosso e nero, e tante immagini diffuse in videonarrazioni e testimonianze per ricomporre storie, forme, sensazioni, affetti, esperienze, fortune, drammi di chi e’ emigrato o e’ ritornato con tanta speranza e volonta’ per cominciare un’altra vita nei paesi lucani, ora spopolati, dei padri. Sono i motivi e il filo conduttore della mostra “Vado, Verso, Dove, Vengo”, allestita a Matera – Capitale europea della cultura 2019 – presso la chiesa rupestre di Santa Maria de Armenis, nel Sasso Caveoso, nell’ambito del progetto “Storylines, The Lucanian Wais”.
Il progetto, coprodotto dall’associazione Youth Europe Service e Fondazione Matera-Basilicata 2019, e’ cofinanziato da Lucania Film commission e fondo etico di Bcc Basilicata.
Nella mostra, contrassegnata da diverse installazioni, sono rappresentati quattro momenti tematici denominati “Trame”, “Ruderi e Vuoti”, “Ombre e doppi”, “Ritorni e restanze”, contrassegnati oltre che dalle figure delimitate dal fil di ferro anche da frasi, pensieri, di poeti, scrittori, antropologi come Vito Teti e del paesologo Franco Arminio.
Momento di riflessione e’ il documentario del regista lucano Nicola Ragone “Vado, Verso, Dove, Vengo”, che raccoglie storie di vita e voci di esperti che narrano del senso del partire, del restare e del ritornare tra New York e Aliano (Matera), da Londra a Castelmezzano (Potenza). Trame di vita da cui ripartire per riabitare i piccoli centri, ricucendo un nuovo legame tra l’Italia dei paesi e i flussi globali. La mostra restera’ aperta fino al 29 settembre. (ANSA).