E’ stato arrestato nel dicembre 2014 in Montenegro e alcune settimane dopo estradato negli Stati Uniti. Per Massimo Romagnoli, ex deputato di Forza Italia, l’accusa è gravissima: traffico internazionale d’armi e terrorismo. Di questi tempi non esiste un’accusa peggiore. In particolare se sono gli americani a puntarti il dito contro. Forse anche per questo Romagnoli di fatto è stato completamente abbandonato dalle istituzioni, dalla politica, dagli amici.
Romagnoli fin dall’inizio di questa brutta vicenda si è dichiarato innocente. Continua su questa posizione: “sono innocente e lo dimostrerò”, scrive dal carcere di New York a quelle poche persone con cui è in contatto.
IN PRIGIONE HA PERSO 12 CHILI Nei giorni scorsi Massimo ha ricevuto in prigione la visita di sua madre, accompagnata da Sonia, una tra quei pochi amici che ancora gli sono vicino. Sonia, italiana che vive in Belgio, a ItaliaChiamaItalia spiega: “Sono andata a visitare Massimo due volte durante il mio viaggio a New York. Le visite sono esclusivamente di giovedì, con 2 ore per visita”. Romagnoli come sta? “Molto dimagrito, ha perso oltre 12 chili e si vede. Durante la nostra visita mi ha detto che si sentiva protetto quando eravamo accanto a lui. Era molto commosso – riferisce Sonia a Italiachiamaitalia.it -, abbiamo pianto insieme ma poi tutti e tre ci siamo ricaricati a vicenda, pronti ad affrontare il futuro. Perché Massimo – conclude la donna – è innocente e lo dimostrerà”.
SCAPPANO TUTTI (O QUASI) L’ex parlamentare intanto continua a scrivere dalla prigione. Chiede di non essere lasciato solo, chiede soltanto che le autorità italiane non abbandonino un proprio figlio che è nei guai oltre confine. Ma Roma è lenta, non decide, non si muove. Romagnoli ha chiesto per esempio l’intervento, tra gli altri, dell’On. Fabio Porta, presidente del Comitato per le questioni degli italiani all’estero alla Camera. Porta, sollecitato anche da noi ormai mesi fa, non ha tuttavia prodotto finora alcun risultato, né ci pare abbia fatto qualcosa per smuovere la situazione. Massimo ha chiesto anche il sostegno dell’On. Fucsia Nissoli, eletta nel Nord e Centro America e residente proprio negli Stati Uniti, ma sembra che lei di questa storia non ne voglia proprio sapere. Tra gli eletti all’estero solo Aldo Di Biagio, senatore eletto in Europa, si è mostrato disponibile ad aiutare Romagnoli, a stargli vicino, andandolo persino a trovare in galera.
Vogliamo ribadire che nemmeno quel partito a cui Massimo ha dato tanto, Forza Italia, ha mosso un dito per sbloccare in qualche modo la vicenda. Nel partito azzurro l’ordine arrivato dall’altro è stato chiaro: non possiamo fare nulla per aiutare Romagnoli, né ci interessa il caso. Punto.
L’APPELLO E allora ecco che ancora una volta ItaliaChiamaItalia ribadisce il proprio appello: non abbandoniamo Massimo Romagnoli. Non abbandoniamo un detenuto italiano oltre confine. Nessuno qui si sogna di chiedere per lui l’impunità, ci mancherebbe altro: chiediamo soltanto che il suo caso non venga dimenticato, che la Farnesina se ne occupi, che i suoi diritti gli vengano garantiti. Insomma, istituzioni e politica non si girino dall’altra parte. Perché se è vero che essere stato un deputato non può dare a Massimo alcun privilegio particolare, è vero anche che nei suoi confronti non va nemmeno applicato il discorso contrario: è un ex parlamentare, il caso scotta, non avviciniamoci. No, non può essere questo il ragionamento. Qui si tratta semplicemente di un detenuto italiano all’estero in difficoltà. Come ce ne sono stati altri, verso cui c’è stata grande attenzione. Perché nel caso di Massimo Romagnoli si vuol fare finta di niente?
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