Marwa Mahmoud di #ItalianiSenzaCittadinanza, parlando a Radio Cusano Campus, sulla riforma della cittadinanza ha detto: “Ad oggi, oltre ad aver affossato la riforma cittadinanza è successo che nel 2018 sia entrato in vigore il decreto sicurezza che vede un accanimento burocratico nei confronti dei figli dei migranti cresciuti in Italia. E’ stato allungato il periodo di attesa per la concessione della cittadinanza, sono aumentate le spese da sostenere ma soprattutto è stato introdotto un principio singolare che è quello della revoca della cittadinanza che mette in discussione la parità di diritto di fatto tra tutti i cittadini con o senza cittadinanza poiché fa sì che tu possa essere considerato dalla legge cittadino di serie A o di serie B perché qualora riuscissi ad ottenere la cittadinanza sei comunque esposto ad una revoca; tutto ciò innesca un meccanismo secondo il quale da una parte c’è la volontà di premiare e dall’altra di revocare: tutto questo lascia intendere un sottofondo razziale in cui la cittadinanza viene vista come una sorta di premio quando in realtà dovrebbe essere un diritto”.
Italiani senza cittadinanza. “Il nostro gruppo nasce online, dai social. Siamo tantissimi ragazzi di origine straniera accomunati dallo stesso iter: siamo figli di migranti e ci siamo molto stancati di subire una narrazione viziata e stereotipata per cui vorremmo avere più voce in capitolo, dialogare con le Istituzioni per far notare alla classe dirigente che la realtà italiana è veramente cambiata tantissimo negli ultimi decenni”.
Sull’attuale governo. “Questo governo, rispetto il precedente è molto più chiuso e inaccessibile. Ci sono molte ostilità: due pesi e due misure sugli episodi di cronaca figuriamoci sull’affrontare un tema del genere dove loro sin da subito hanno preso le distanze e ribadito che non sia all’interno del loro programma di governo. Abbiamo provato varie volte un approccio e la loro risposta è stata il Decreto Sicurezza: una volontà di mettere ancor più in difficoltà le famiglie di migranti e i loro figli. Sembrerebbe che il loro intento sia più che altro quello di creare paura nei confronti della diversità, di creare volontariamente una comunicazione viziata e stereotipata per far sì che le persone temano molto anche la concessione di questa riforma della cittadinanza, premendo molto anche sul fatto che si tratti di Ius Soli quando in realtà noi non l’abbiamo mai cercata: abbiamo sempre richiesto infatti la Ius Culturae”.
“Chi cresce qui, chi studia e chi acquisisce un’inclinazione dialettale si sente molto più di questo Paese; il luogo di origine dei propri genitori diventa il posto in cui si va in vacanza e per noi diviene difficile stare qui in Italia per più di vent’anni magari perché non si hanno gli stessi diritti dei propri coetanei e la cosa si nota soprattutto quando si è più piccoli, quando magari non puoi partecipare alle gite scolastiche o comunque non puoi votare alle elezioni per l’andamento del tuo Paese… Noi chiediamo soltanto che ci sia l’applicazione a tutti gli effetti dell’art.3 della Costituzione secondo il quale tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”.