Roberto Maroni, governatore uscente della regione Lombardia, sempre più critico nei confronti della Lega di Salvini, intervenuto a Radio 1 ha detto: “Per un accordo tra centrodestra e M5S, ci sono difficoltà evidenti“. “Penso sia probabile che si faccia una modifica alla legge elettorale, introducendo un premio di maggioranza alla lista, per poi tornare subito al voto in ottobre”.
Maroni, come Denis Verdini, non crede che la Lega alla fine romperà con Forza Italia per formare un governo con i 5stelle: “Non vedo un interesse della Lega a rompere l’alleanza. Per fare cosa poi? Diventa complicato lasciare all’opposizione i tuoi stessi alleati. La vedo una cosa innaturale. Non credo sia possibile”. E poi osserva: “Mattarella alle prossime consultazioni non ha modificato lo schema delle presenze ed ha lasciato i cinque stelle alla fine. Ha dato più peso al voto della democrazia ed è un segnale interessante da leggere in vista di ciò che sarà”.
Sulla scelta di Matteo Salvini di dare un’identita’ nazionale alla Lega, Maroni conclude: “Una scelta giusta? È stata una vittoria elettorale che non sempre coincide con una vittoria politica, come ha dimostrato Renzi dall’altra parte che ha avuto una straordinaria vittoria elettorale negli anni passati e una sconfitta politica al referendum che gli ha interrotto la carriera, almeno per ora. Mi auguro che l’evoluzione della Lega come partito nazionale non possa far venir meno la questione settentrionale, come poi si e’ visto dal voto, centrodestra al nord e grillini al sud”.
Sul partito unico di centrodestra, ipotesi ventilata più volte dal governatore azzurro della Lombardia Giovanni Toti, Maroni osserva: “Potrebbe essere, ma la vedo complicata in tempi brevi perche’ la Lega e’ un partito di forte identita’ anche territoriale e Forza Italia e’ fortemente legata a Berlusconi. Un’evoluzione in questo senso e’ naturale, io non sono contrario, ma ci vuole qualche mese”.
All’ipotesi di partito unico del centrodestra si è detto contrario ieri a #Cartabianca Renato Brunetta, uno degli uomini più vicini a Silvio Berlusconi. Anche Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, dice no al partito unico.