Le ultime notizie che riguardano i maro’ italiani ancora trattenuti in India ci obbligano a ricordare al governo italiano che troppo poco e’ stato fatto, e in maniera troppo debole, per riportare a casa i nostri militari. Non riusciamo a capire come un Paese come il nostro possa ancora essere sotto scacco da parte dell’India. Non siamo più l’Italia, culla del diritto? Non siamo più quell’Italia fondatrice dell’Europa che tanto si spende per l’unità politica e la difesa dei valori comuni? Non siamo più in grado di ottenere giustizia per quegli italiani che, come nel caso dei marò, si trovano all’estero a compiere il loro dovere nel nome del governo italiano?
Come esponente di un movimento che da sempre è vicino agli italiani nel mondo e che mette la Patria ai primi posti dei propri valori, ma ancora prima come cittadino che ha l’Italia nel cuore, vorrei urlare in direzione dei palazzi del potere romano per dire: svegliatevi! Non possiamo più restare a guardare. La misura e’ colma e la nostra diplomazia ci appare sotto scacco. Troppo arrendevole, troppo debole e sottomessa nei rapporti di forza, che risultano squilibrati e umilianti. Sembra, a chi segue con trepidazione questa vicenda, che si sia concessa carta bianca al gigante asiatico, sia rispetto alle conclusioni di chi ha scritto da subito la storia dei fatti da un unico punto di vista e ha già deciso il destino dei nostri militari, sia rispetto all’arbitrato internazionale che nessuno in Europa ha voluto prendere in considerazione.
C’è poi da considerare che i dubbi sulle dinamiche e sulle effettive responsabilità permangono tutti e che il comportamento delle autorità indiane è risultato prepotente, forzato, ambiguo, e per certi aspetti reticente. Recenti indagini giornalistiche insinuano addirittura il sospetto che i nostri marò potrebbero non avere nulla a che vedere con la morte dei poveri pescatori che, disgraziati, non si sono comunque identificati e sarebbero stati scambiati per pirati. Insomma, che il nostro governo accetti passivamente e in assoluta disparità di ruoli e di poteri che l’India porti a conclusione con metodi arroganti un processo "locale" dalla sentenza già scritta, significa anche ricevere uno schiaffo di enorme portata nel giudizio internazionale oltre che procurare una macchia indelebile all’onore della nostra Marina. Mentre il dramma dei nostri militari e delle loro famiglie si ripercuote in tutto il Paese, minando la fiducia nelle istituzioni. La rabbia che abbiamo nel cuore, la sete di giustizia, il desiderio di riportare a casa i nostri fucilieri di Marina, ci spingono a reclamare un intervento chiaro e deciso del nostro governo, adesso, senza perdere altro tempo in chiacchiere inutili e blanda diplomazia.
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