Ci sono delle nebulosità, nella vicenda giudiziaria relativa ai due marò attualmente detenuti in India, "ma non certo da parte italiana”. "Secondo la polizia indiana la prova balistica fatta nel Kerala e secondo la Nia (la National Investigation Agency indiana, ndr) non fa coincidere le pallottole con quelle di Girone e Latorre. Non rivelo un segreto, lo dice la stampa indiana", spiega il Commissario straordinario del Governo per la trattazione della questione dei due marò Staffan De Mistura, in audizione congiunta alle commissioni Difesa di Camera e Senato: "In questo vedo una certa nebulosità, che dovrà sciogliersi durante il processo". Ad ogni modo però da parte del governo di New Dehli, assicura l’ex viceministro agli Esteri, "l’attitudine a voler chiudere questa faccenda nella maniera più rapida possibile, perché anche da loro la vicenda sta diventando ingombrante. Detto questo, la giustizia indiana ha i suoi tempi". Così come da parte del governo Letta "c’è una forte costante determinazione a portare i nostri marò a casa, la loro condizione sanitaria è monitorata costantemente". Attualmente Salvatore Girone e Massimiliano Latorre stanno bene. "Per quanto riguarda la condizione morale, dobbiamo dire che sono marò, tra i più addestrati: gli indiani stessi sono stupiti dalla costante dignità che hanno sempre dimostrato. Certo non è casa loro, e quindi non dobbiamo mollare".
Per questo "a livello internazionale l’Italia sta facendo il suo, ne ha parlato il ministro Bonino in Europa, ne ha parlato il premier Enrico Letta a al segretario di Stato John Kerry quando è venuto a Roma. Abbiamo fatto presente che quello che oggi è successo a noi, domani può succedere agli altri, si tratta di un precedente pericoloso".
I tempi, si diceva: De Mistura davanti alle commissioni di Camera e Senato non si sbilancia, ma si mostra moderatamente ottimista: "Siamo cauti e non possiamo dare tempi precisi, ma non ho notizie drammatiche. Il prossimo obiettivo è la fine delle indagini e la definizione del capo di imputazione, e poi il processo con giudice monocratico. Ci stiamo adoperando affinché sia il più veloce e il più giusto possibile, abbiamo avvocati validissimi sul posto". Per questo, spiega, è stata scartata l’opzione di ricorrere a un arbitrato: "L’India non lo accetterebbe e si aprirebbe una controversia che porterebbe via otto-dieci anni. Noi dobbiamo sempre chiederci se quello che faccia aiuta ad accelerare le cose oppure no, e se non è così morderci le labbra".
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