Staffan de Mistura, inviato speciale del governo per il caso dei marò in India, a "Prima di tutto", su Radio 1, parla del caso dei due fucilieri di Marina ancora trattenuti in India: “Bisogna ricordare che noi stiamo stati ingannati dalle autorità del Kerala, altrimenti avremmo suggerito un arbitrato internazionale, che può durare anche 32 anni, ecco perché non lo usiamo adesso, visto che la controparte può rifiutarsi e quindi il contenzioso durare appunto, ben 32 anni. Dal momento che quella nave è entrata e i due marò sono scesi a terra, a quel punto si è innescato l’infernale meccanismo della giustizia del Kerala, e abbiamo dovuto farne i conti". Certo, “non dimentichiamo che due pescatori sono morti. Ma i due marò stavano esercitando la loro attività legittima in nome dell’Italia in acque internazionali e l’incidente si è verificato soltanto perché i due marò hanno purtroppo interpretato i due pescatori come pirati. Questo presuppone che essi andrebbero giudicati solo in Italia, ma l’oggetto del contendere è che quella nave è entrata nella acque territoriali del Kerala. A quel punto, è entrato in scena Machiavelli. Sento dire: ma gli americani, al posto nostro, avrebbero fatto pesare la loro influenza. Ho parlato con amici americani: loro non sarebbero entrati con la nave in acque territoriali, ma una volta fossero entrati avrebbero fatto esattamente le stesse cose che abbiamo fatto noi”.
“L’India è un grande Paese con il quale vogliamo continuare ad avere rapporti cordiali, quindi dobbiamo operare su due livelli: insistere sulle questioni di principio e utilizzare gli strumenti giudiziari. Strumenti per i quali noi dobbiamo accelerare, avendo molti argomenti a nostro favore, per riportare a casa i due marò. Il Kerala – ha continuato De Mistura – è il posto peggiore per avere un incidente di questo tipo, perché ha delle politiche locali molto particolari e perché ben 28 pescatori erano già morti in incidenti vari ed eravamo anche in clima elettorale. Perciò la prima cosa che abbiamo dovuto fare è stata ‘depenalizzare’ la situazione, per toglierle l’emotività e lasciarle l’oggettività necessaria. Quindi andare a Delhi. Una volta andati a Delhi, dobbiamo ‘depenalizzare’, e vogliamo una nuova inchiesta da parte di una polizia neutrale, non quella del Kerala, inchiesta che sta già avvenendo. Poi un processo rapido, con un solo giudice e una sentenza equa. Sulla quale non mi sbilancio, visto che io stesso, in questi ultimi mesi, mi sono dovuto mordere le labbra più volte per evitare di dire cose spiacevoli o controproducenti".
"Siamo determinati a risolvere una questione che va avanti da 16 mesi. I nostri marò lo meritano, lo dico io che sono rimasto coinvolto emotivamente, che dall’inizio seguo questa vicenda. Anche da parte indiana, credetemi, c’è la volontà di chiudere presto la questione. Quando l’Italia con grande dolore anche mio personale, decise di riportare in India i due marò, e quando dico riportare dico in ambasciata, in territorio italiano non in prigione, dove attualmente stanno con piena, massima libertà di movimento, l’India ha molto apprezzato questo nostro comportamento di grande correttezza, mantenendo la parola data, per iscritto dall’Italia e anche dai due marò. Questo ha cambiato radicalmente l’ottica indiana, per chiudere una questione che non doveva nemmeno cominciare, perché quella nave non doveva entrare in porto". "Voglio sottolineare – ha aggiunto De Mistura – la dignità dei marò e delle loro famiglie, dignità fuori dalla norma e degna di elogio da parte di tutti gli italiani. Adesso loro sono in ambasciata e stanno bene, vedono i loro familiari, ma non è casa loro, il loro reggimento, la loro Patria. Hanno tutto il diritto e noi il dovere di riportarli a casa".
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