L’inchiesta che svolge l’Agenzia nazionale delle investigazioni (Nia) indiana sull’incidente in cui sono implicati Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ‘avanza’ e presto si arrivera’ a quel processo ‘veloce ed equo’ che e’ l’obiettivo principale dell’Italia per riportarli a casa. Conscio delle polemiche suscitate dall’incarico dato ad una polizia che in India si e’ occupata ad oggi solo di terrorismo e che e’ pratica soprattutto di leggi che prevedono la pena di morte, l’inviato speciale del governo italiano, Staffan de Mistura, e’ convinto pero’ che la scelta debba prescindere dall’esperienza del passato.
La Nia, ha detto a New Delhi dove si trova in missione, ‘sta lavorando sodo’ e fra poco affrontera’ anche il nodo dell’interrogatorio dei testi italiani. ‘Ho potuto verificare dagli incontri avuti, anche con il ministro degli Esteri Salman Khurshid – ha aggiunto – che le indagini stanno procedendo nello spirito di un processo veloce ed equo’. ‘Ci sono stati dei ritardi nell’inchiesta – ha indicato – causati da discussioni necessarie per definire le modalita’ dell’utilizzazione dei testimoni’. Fra questi i quattro maro’ (Renato Voglino, Massimo Andronico, Antonio Fontana e Alessandro Conte) che erano sulla Enrica Lexie con Latorre e Girone e che le autorita’ indiane vorrebbero ascoltare a New Delhi. Una ipotesi che pero’ non piace al governo italiano. ‘Non posso entrare nei particolari di questo perche’ stiamo ancora discutendo – spiega De Mistura – ma certo ci sembra che un loro interrogatorio possa essere fatto anche in Italia’.
Per quanto riguarda poi la prima inchiesta svolta dalla polizia del Kerala (annullata dalla Corte Suprema per mancanza di territorialita’, ndr.), ha spiegato l’inviato, ‘non tutto verra’ rivisitato dalla Nia, ma solo quelle parti in cui e’ apparso che gli inquirenti keralesi fossero prevenuti e cercassero di fabbricare conclusioni prestabilite’ Per De Mistura, ‘appena terminata questa nuova inchiesta dovra’ iniziare il processo per direttissima guidato da un solo giudice nel quale siamo pronti ad utilizzare tutti gli argomenti a disposizione a favore dei nostri marò’.
Apparentemente si arrivera’ all’appuntamento in un quadro di relativa serenità. ‘Ne’ la stampa indiana ne’ alcuna piazza – ha rilevato – ha avuto negli ultimi mesi, e sono gia’ tre, iniziative non solo di ostilita’, ma neppure di antipatia o di non favore nei confronti dei nostri marò’. I due, bloccati dal febbraio 2012, dopo varie peripezie e dopo anche un periodo nel carcere di Trivandrum, ora vivono e ‘lavorano come funzionari’ nell’ambasciata d’Italia e si preparano al processo in cui dovra’ emergere la verita’ sull’incidente di quel 15 febbraio, quando morirono due pescatori indiani a bordo del St.Antony.
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