Mario Monti è il nuovo presidente del Consiglio italiano, dopo le dimissioni di Silvio Berlusconi. Oggi ha sciolto la riserva con cui aveva accettato l’incarico dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Monti si laurea nel 1965 in Economia presso l’Universita’ Bocconi di Milano, dove per quattro anni fa l’assistente, fino a ottenere la cattedra di professore ordinario presso l’Universita’ di Trento. Nel 1970 si trasferisce all’Universita’ di Torino, che lascia per diventare, nel 1985, professore di Economia politica e direttore dell’Istituto di economia politica presso l’Universita’ Bocconi. Sempre della Bocconi assume la presidenza, nel 1994, dopo la morte di Giovanni Spadolini.
Europeista convinto, liberista, membro della Commissione europea (segnalato dal 1994 da Silvio Berlusconi), molto stimato a livello internazionale, appare come una persona adatta ad ogni incarico istituzionale, ma prima di oggi non era mai arrivato a Roma per occuparsi di governo.
In un’intervista rilasciata il 14 luglio al Corriere della Sera Monti stilava con puntualita’ e precisione la sua agenda per il rilancio del Paese: "E’ necessario un riorientamento fondamentale della politica economica dell’Italia", e’ "essenziale insistere sulla linea della disciplina fiscale e se mai assicurarsi che essa venga rafforzata nell’esecuzione". E’ di importanza vitale "far aumentare la produttivita’ complessiva dei fattori produttivi, la competitivita’ e la crescita; e ridurre le disuguaglianze sociali".
Il 14 agosto, sempre sul Corriere, Monti rimproverava al tandem Berlusconi-Tremonti di aver fatto una manovra che gravava "particolarmente sui ceti medi", mentre la "priorita’ crescita rischia di essere vissuta come ‘meno prioritaria’". Un brusio diventato tempesta nella "Lettera al premier" intitolata "L’euro, la crisi e il nostro Paese" pubblicata il 30 ottobre. In quell’occasione, Monti ricorda al Cavaliere le sue parole: "L’euro non ha convinto nessuno" e lo ammonisce: "A ogni rialzo dei tassi, dovuto alla scarsa fiducia nell’Italia, Lei finisce per imporre sacrifici ancora maggiori agli italiani. Anche le parole non sorvegliate hanno un costo".
Sempre il Corriere, il 10 novembre lo definiva "il custode del rigore che stoppò Bill Gates": nel 2004, infatti, Monti inflisse alla Microsoft una maximulta da 497 milioni di euro, condannandola a consegnare agli altri produttori i codici sorgente di Windows per rendere i server compatibili con quello di Gates. Una sentenza storica che mise in ginocchio il colosso Usa, e che Monti giustifico piu’ tardi spiegando che la Commissione non aveva accettato, pur rischiando, un compromesso perche’ era fondamentale "stabilire una certezza giuridica su cosa vuole dire abuso di posizione dominante nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione".
L’azione di governo di Monti, che ha tenuto per sè anche il ministero dell’Economia, sarà puntata verso "crescita ed equità": "e’ ora su questi due grandi problemi, trascurati nei primi tre anni della legislatura, che l’azione del governo, delle opposizioni e delle parti sociali dovra’ concentrarsi, con un comune impegno come auspica il presidente Napolitano".
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