Mario Monti, intervistato dal quotidiano la Stampa, spiega la sua candidatura alla presidenza del Senato e svela le trattative con gli altri partiti: “Non mi pare di aver rincorso poltrone. Nel novembre 2011 ho accettato la presidenza del Consiglio ma solo perché me lo ha chiesto il presidente Napolitano, con l’accordo delle tre principali forze politiche in condizioni di emergenza". "Quando ho invitato Pier Luigi Bersani a Palazzo Chigi il 7 marzo in preparazione del Consiglio europeo, il segretario del Pd mi ha semplicemente espresso il suo orientamento per decisioni condivise in merito ai vertici delle istituzioni, sul quale mi sono dichiarato d’accordo" continua Monti. "In parallelo, alcuni esponenti del Pd in via informale erano più espliciti, proponendo la presidenza del Senato a me a fronte di un appoggio al Pd per la presidenza della Camera. Nel frattempo, all’interno di Scelta civica era stato convenuto che avremmo insistito per una convergenza larga sulle cariche istituzionali, in coerenza con l’impostazione affermata fin dalla nascita del movimento dati i gravi problemi che l’Italia ha di fronte a sé e le profonde riforme necessarie". Aggiunge il premier uscente, "se ci fosse stato consenso su ciò, saremmo stati disponibili ad una mia candidatura al Senato, proprio per contribuire ad un quadro ampio di governabilità".
Dopo il Pd chiude, racconta il premier. Bersani telefona a Monti, mentre quest’ultimo è a Bruxelles: "Ha accennato alle sue difficoltà ad allargare il gioco al Pdl, all’indisponibilità del M5s e all’importanza che almeno Scelta civica partecipasse alle decisioni condivise, indicando un proprio nome per il Senato o per la Camera, purché non fosse il mio poiché gli risultavano obiezioni da parte di ambienti del Quirinale".
L’opposizione di Napolitano, Scelta civica che non riesce a trovare un altro nome per il Senato, a parte Monti ("I gruppi parlamentari riuniti hanno escluso di indicare un altro nome"), così si arriva al secondo round di trattative, la presidenza del Senato al Pdl, a Renato Schifani: "Ne ho parlato con Gianni Letta – continua il leader di Scelta civica -. La trattativa riguardava esclusivamente la possibilità che Scelta civica sostenesse la candidatura del Pdl per il Senato, a condizione però che il Pdl dichiarasse che non avrebbe frapposto ostacoli pregiudiziali alla nascita di un eventuale governo di centrosinistra presieduto da un esponente Pd (verosimilmente Bersani), sia pure senza votargli la fiducia, nell’interesse della governabilità.
Proposta respinta. Così Scelta civica, in coerenza con se stessa ha votato scheda bianca, al Senato come alla Camera".
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