Cari amici,
sabato pomeriggio, in piazza San Giovanni a Roma, un popolo si è ritrovato e ha riscoperto il valore dell’unità e dello stare insieme. Non era scontato e non era facile, dopo quindici mesi durante i quali una delle forze del centro-destra ha governato con il Movimento 5 Stelle, ma ancora una volta gli elettori, i militanti, i simpatizzanti hanno dimostrato di possedere una grande lungimiranza. Hanno evidenziato, anche più di alcuni dirigenti di partito, di sentirsi parte di un popolo di centro-destra che non teme nessuno, men che meno gli appetiti politici altrui. Un popolo che ha chiaro l’obiettivo: un governo di centro-destra che rimetta in moto il Paese.
Quella stessa lungimiranza di cui ha dato prova Silvio Berlusconi, decidendo di aderire alla manifestazione.
Quella piazza chiedeva ciò che chiedono gli elettori di Forza Italia, della Lega, di Fratelli d’Italia, di tante realtà civiche e sociali: l’unità del centro-destra per sconfiggere i vecchi avversari (la sinistra tradizionale di Pd e Leu) e i nuovi (gli incompetenti a 5 Stelle e i vanitosi della Leopolda). In San Giovanni c’erano anche le nostre bandiere e le nostre battaglie: contro un fisco vampiro che si accanisce contro il ceto medio, le piccole e medie imprese, gli artigiani, i commercianti, i professionisti e le famiglie. Per un nuovo welfare che si occupi, oltre di chi è già tutelato, di donne e giovani e che assicuri a quegli anziani, cui un comico rancoroso vorrebbe togliere il diritto di voto, una serena vecchiaia. Per le imprese: perché solo con più imprese si può creare più lavoro. Per una giustizia equa e non manettara, perché più che il ‘pacchetto carceri’ – che tanto piace al ministro Bonafede – a noi interesserebbe il ‘pacchetto giustizia giusta’.
È stato un gioioso successo di pubblico ma, come al solito, non di critica. Pazienza. Ce ne faremo una ragione. Il centro-destra unito per certi intellettuali e commentatori, non va mai bene: il rischio della ‘deriva autoritaria’ è ancora l’unico argomento che hanno per attaccarci. Lo dicevano quando governava Berlusconi e qualcuno cercava di strappare la Lega alla coalizione (per D’Alema all’epoca i leghisti erano ‘una costola della sinistra’!); lo dicono oggi dipingendo Forza Italia come un movimento tentato dalle sirene di una presunta nuova sinistra fintamente liberale.
Sì perché, mentre a Roma si teneva la straripante manifestazione di piazza del centro-destra, a Firenze andava in scena la decima edizione di una Leopolda che si è fatta partito. Renzi è tornato, ma non è una buona notizia e soprattutto non è una notizia che ci riguarda. Garantista a fasi alterne, il fiorentino del ‘game over Berlusconi’ oggi si appella ai liberali, proponendo soluzioni francamente modeste (un gruppo di 5 saggi per tagliare la spesa pubblica… e ho detto tutto!) e rimangiandosi tutto quello che aveva detto fino a due settimane prima della crisi d’agosto. Il tatticismo esasperato di Renzi è certamente distrattivo ma non può essere attrattivo. Solo chi ha la memoria corta, solo chi dimentica che, da segretario del partito democratico e presidente del consiglio, ha stravolto un disegno di riforma costituzionale per inseguire la sinistra del suo partito, piuttosto che accettare le soluzioni liberali che indicava Forza Italia, può oggi condividere il progetto di Italia Viva e le mille giravolte di Renzi. Il quale, è bene ricordarlo, ha posto le basi per la nascita del governo più a sinistra della storia con la scusa di salvare l’Italia, mentre in realtà il suo unico obiettivo era salvare sé stesso e il suo gruppo di potere.
A noi invece piace la coerenza. La coerenza di un popolo che sabato si è ritrovato in piazza, fra mille bandiere tricolori. Non era Italia Viva, ma era l’Italia vera. È davanti a questa Italia che il centro-destra ha l’obbligo di presentarsi unito con un progetto di governo e di Paese. Alla fiera della vanità, preferiamo la festa della verità e degli Italiani.
Grazie a chi ha preso parte alla manifestazione e a chi l’ha seguita e condivisa, portando in quella piazza anche la nostra bandiera e i nostri valori.
Mariastella Gelmini