Domenica 26 maggio 2019; ecco la data fatidica. Pensando al mio primo voto, ormai alle porte, comincio a farmi delle domande. Che valore ha per noi ragazzi il voto? Quanto siamo realmente informati sull’Unione Europea?
Essendo nati nei primi anni del nuovo millennio ci siamo trovati a godere di diritti per noi scontati, ma per cui si è dovuto lottare, uno tra tutti il suffragio universale e forse, proprio per questo, non riusciamo a comprenderne la reale importanza.
Negli ultimi anni poi, l’affluenza alle urne è sempre più diminuita, frutto di un continuo malcontento e della rassegnazione che le scelte politiche e la conseguente crisi economica hanno prodotto. Crescere in questo clima non ha aiutato noi millennials ad attribuire il giusto valore a un momento di partecipazione attiva quale è il voto, al contrario ci ha quasi invitati ad ignorarlo.
A partire dal 2000, quindi negli anni della nostra nascita, l’UE ha attraversato diversi momenti importanti come la proclamazione della carta dei diritti fondamentali, l’introduzione della moneta unica, l’adesione di diversi nuovi Stati o ancora l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, solo nel 2009, che ha aggiunto ai valori fondanti valori come il pluralismo, la non discriminazione, la giustizia, la tolleranza e la solidarietà e la parità tra uomo e donna.
È perciò vero che, nonostante tutto, questi sono i valori attorno ai quali siamo cresciuti, sulla base dei quali ci hanno educato ed è su questi che dobbiamo basare le nostre vite di cittadini europei. Purtroppo, molto spesso, restano parole, inchiodate sui libri di storia e ignorate.
Si può affermare che in questi ultimi diciotto anni l’Europa ha lentamente plasmato la sua identità; identità che all’inizio non riusciva ad emergere.
Sono passati esattamente quarant’anni dalla prima votazione europea in occasione della quale anche i nostri nonni hanno potuto dire la loro. L’approccio al voto, oggi è sicuramente diverso da quello del 1979. Considerando che ogni generazione è figlia del suo tempo, la prima votazione fu una conquista, l’inizio di qualcosa di grande, mentre per noi, l’UE deve diventare un’eredità da preservare e da migliorare. Gli stimoli che chiamano al voto non sono sicuramente quelli di una volta, ma bisogna trovarne dei nuovi e muoversi per il nostro futuro e per quello dei prossimi cittadini europei.
Purtroppo, il sentimento comune tra i giovani in Italia è quella di smarrimento, di non appartenenza a nessuna scuola di pensiero e di sdegno tramandato però dalle vecchie generazioni.
In un momento in cui la democrazia è sempre più minacciata e colpita, andare al voto soprattutto per le nuove generazioni, diventa un gesto ancora più importante e significativo per contribuire a rafforzare i valori europei per spingere l’Unione ad agire davanti alle emergenze sociali come i cambiamenti climatici e l’esodo di intere popolazioni in fuga dalle guerre, con fermezza ma nel rispetto di quest’ultimi.
Se penso all’Europa che ammiro e apprezzo penso a Giusi Nicolini e Mimmo Lucano che mettendo al primo posto l’accoglienza hanno promosso l’integrazione abbattendo le diversità e trasformando il ‘problema’ in un vantaggio sociale. Penso ad Antonio Megalizzi, morto per mano terrorista, simbolo della giovane Europa che con passione e preparazione insegue i propri sogni. Mi sento quindi di invitare la mia generazione a non arrendersi e a provare a migliorare le cose anche andando a votare.