Dal Piemonte alla Russia per amore. Marco Ragozzi, 48enne torinese, è uno degli expat “storici” di San Pietroburgo ed è ormai quello che si può definire un punto di riferimento nella città per i connazionali. Gestisce il più grande gruppo Facebook della comunità italiana di San Pietroburgo e organizza incontri ed eventi, oltre ad offrire assistenza a chi vuole visitare la città. “Sono arrivato qui all’epoca del primo mandato di Putin (primi anni 2000 ndr), da allora sono cambiate molte cose” racconta a 9colonne.
Il primo incontro di Marco con la Russia risale ad un periodo ancora precedente, quando da studente era arrivato in treno dalla Finlandia. “Un po’ come Lenin a suo tempo” scherza, alludendo al ritorno dall’esilio in incognito del leader bolscevico prima della rivoluzione del 1917.
A San Pietroburgo l’incontro casuale con la sua attuale moglie: “In realtà io pensavo di andare a vivere in Sud America, ma l’incontro con Katia ha cambiato tutto. Ancora ricordo perfettamente il momento in cui l’ho vista per la prima volta, il classico amore a prima vista”. E di qui la decisione di trasferirsi e reinventarsi: “Sono specializzato in editoria multimediale, in Italia ho lavorato nelle pubbliche relazioni, sono stato web content manager di un sito di amministrazione pubblica, ma sempre come precario, perciò mi sono detto ‘perché no?’. Arrivato in Russia senza soldi, senza lavoro e senza conoscere la lingua, ho passato i primi 5 o 6 mesi a studiare il russo, poi ho deciso di insegnare italiano e provare a muovermi nel turismo”.
Quella che all’inizio sembrava una scelta azzardata, si è rivelata la mossa giusta. “In Italia difficilmente avrei potuto fare quello che ho fatto qui. La situazione del turismo in Russia allora era molto diversa – ci spiega Marco – Non esisteva Airbnb, Booking era poco sviluppato qui, avere un referente italiano in loco era importante per un turista. Ho quindi cominciato ad offrire assistenza agli italiani che volevano visitare la Russia, inizialmente affittavamo una camera a casa, come un b&b, e da lì è nata l’esigenza di aiutare i connazionali con i visti”.
Con il successo dei vari portali virtuali le cose sono cambiate. Anche per l’insegnamento dell’italiano le cose sono diverse: “Prima era sufficiente essere madrelingua, eravamo in pochi e conoscevo personalmente tutti gli insegnanti. Adesso invece gli italiani sono davvero molti, in più ora con l’online la concorrenza è globale, perciò le scuole richiedono sempre più competenze e certificazioni”.
Ad ogni modo Marco con gli anni si è fatto un nome in entrambi i settori e continua la sua attività, sebbene il momento non sia dei più rosei per quanto riguarda il turismo. A marzo dell’anno scorso il rilascio agli italiani dei visti turistici per la Russia è stato sospeso. Solo a luglio 2021 Mosca ha ripreso l’emissione dei permessi, ma per il Governo Italiano la Russia è ancora off-limits per il turismo.
“Con il covid, poi, i progetti di semplificazione dell’ingresso in Russia per i cittadini italiani, come i visti elettronici, sono stati accantonati. È un peccato perché la burocrazia del visto scoraggia, ma ad ogni modo San Pietroburgo rimane una meta molto popolare. La metterei senza dubbio tra le 10 capitali europee da vedere”.
Ma, situazione covid a parte, quali sono le difficoltà della vita da expat in Russia secondo Marco? “Abituarsi a dormire durante le notti bianche – ride – Scherzi a parte, credo che ogni trasferimento, all’estero, ma anche in un’altra città italiana, comporti un po’ di stress, ma, tutto sommato, non ho di che lamentarmi e sono contento della mia scelta”.