Bibliofilo. E con spiccate doti di organizzatore, tanto da avere un ruolo determinante nel mettere in piedi da zero Forza Italia, dopo l’input di Silvio Berlusconi. La figura di Marcello Dell’Utri potrebbe stare gia’ in queste due prime definizioni di massima, visto che alla prima si collegano alcune polemiche di volta in volta riapparse, come quella sui presunti diari di Mussolini, e alla seconda si agganciano le ben piu’ complicate e pesanti questioni giudiziarie che ne hanno accompagnato l’attivita’.
Tanto che lui stesso, niente affatto privo di un umorismo con il gusto del surreale e del paradosso, spiegava di essere "un politico per legittima difesa".
Palermitano, del ’41, Dell’Utri dal ’61 e’ a Milano e li’ conosce Silvio Berlusconi, del quale diventa via via sempre piu’ stretto collaboratore. La transazione sulla tenuta e la presenza di Vittorio Mangano legano a Dell’Utri l’ormai famosa casa di Arcore, quartier generale di Berlusconi, e la figura dello ‘stalliere’ considerato vicino alla mafia.
La vicenda esplodera’ piu’ avanti. Prima, nell’82, e’ presidente e ad di Publitalia, la concessionaria di pubblicita’ Fininvest, gruppo del quale diventa ad nell’84. Nel ’93 l’ingresso in politica, con la discesa in campo di Berlusconi, ed e’ per unanime riconoscimento che la mente organizzativa dell’operazione Forza Italia sia proprio Dell’Utri. E’ lui, pare, a escogitare per primo l’uso dei manifesti 6×3 che faranno la fortuna delle campagne elettorali del Cavaliere.
L’esordio quando ancora Forza Italia non esiste e Tangentopoli infuria. "Fozza Itaia", dicono una serie di bambini con le mani alzate in segno di vittoria. E’ l’annuncio della discesa in campo e del successo del 27 marzo 1994.
Berlusconi gli sara’ grato, non solo permettendogli una brillante carriera politica. In pubblico ne riconoscera’ piu’ di una volta i meriti, fin da subito i due sono ritratti insieme in foto scattate nelle numerose tenute del Cavaliere. Chi conosce il linguaggio per immagini caro all’allora premier sa quanto valga un tributo del genere.
Dell’Utri e’ deputato, poi parlamentare europeo, poi senatore. Da piu’ parti lo si indica come una vera e propria eminenza grigia del centrodestra. I suoi detrattori preferiscono parlarne come di un uomo che ama e gestisce il potere in modo spregiudicato.
Carriera pubblica brillante, ma i suoi guai con la giustizia iniziano quasi subito. Nel 1994, proprio mentre lui sbarca in Parlamento, la Procura della Repubblica di Palermo apre un fascicolo su di lui. Reato ipotizzato: concorso esterno in associazione mafiosa. Storia complicata, battaglia processuale senza esclusione di colpi. Nel 2010 la condanna in secondo grado a sette anni di reclusione. Oggi la sentenza in cassazione.
Il sostituto procuratore generale presso la Cassazione Francesco Iacoviello chiede l’annullamento con rinvio della sentenza di condanna a sette anni di reclusione per Marcello Dell’Utri, accusato di concorso esterno alla mafia. In alternativa il pg ha proposto che la vicenda sia trattata dalle sezioni unite penali. Una richiesta che deve ancora passare al vaglio dei giudici ma che rappresenta comunque un punto a favore del senatore del Pdl.
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