Inattese e ingiustificate alcune misure inserite nella Legge di Bilancio che colpiscono i diritti socio-previdenziali degli italiani all’estero.
Sono infatti decine di milioni gli euro che il Governo di destra ha deciso di risparmiare con la sospensione della perequazione automatica sulle pensioni superiori al trattamento minimo degli italiani residenti all’estero e con l’eliminazione della legge che consente(iva) ai nostri connazionali disoccupati i quali decidono di rientrare in Italia di ottenere l’indennità di disoccupazione per 180 giorni.
Non è stato invece quantificato il risparmio che deriverà dall’obbligo di contributo pari a 600 euro (una tassazione per le spese degli atti giudiziari) dovuto da chi attiverà una controversia legale in materia di accertamento della cittadinanza italiana.
Ma vediamo nei dettagli le implicazioni concrete delle nuove norme così penalizzanti per gli italiani all’estero.
L’articolo 27 prevede che la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici, secondo il meccanismo stabilito dall’articolo 34, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, non sia riconosciuta ai pensionati residenti all’estero per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori al trattamento minimo INPS.
L’esclusione dalla perequazione per i soggetti summenzionati è operata in via eccezionale per il 2025 (fermo restando l’effetto dell’esclusione, relativa all’anno 2025, anche sui ratei di trattamento corrisposti negli anni successivi al 2025).
La relazione tecnica allegata al disegno di legge quantifica la minore spesa pensionistica derivante dall’ articolo 27 in un importo pari (al netto degli effetti fiscali) a 8,6 milioni di euro per ciascun anno del periodo 2025-2028 . Sempre dalla relazione tecnica del Governo si evince che su 353.514 pensioni erogate dall’Inps a residenti all’estero sono 60.764 quelle superiori al minimo che saranno colpite dal provvedimento.
Dai numeri, dalle illustrazioni e dalle analisi riportati nelle relazioni illustrativa e tecnica sembrerebbe quindi che il pro-rata estero non è stato preso in considerazione al fine di determinare il superamento del trattamento minimo delle pensioni (altrimenti i danni e i risparmi sarebbero stati molto più elevati): nel caso in cui la misura dovesse malauguratamente passare, controlleremo con attenzione che sia effettivamente così.
L’articolo 29 invece cancella definitivamente una norma che prevede(va) un trattamento di disoccupazione a favore dei lavoratori italiani rimpatriati.
Tale articolo, infatti, prevede che a partire dal 1° gennaio 2025 le disposizioni recate dalla legge n. 402 – che riconoscono il trattamento ordinario di disoccupazione per un periodo di 180 giorni ai lavoratori italiani rimpatriati, nonché ai lavoratori frontalieri, in caso di disoccupazione derivante da licenziamento ovvero da mancato rinnovo del contratto di lavoro stagionale da parte del datore di lavoro all’estero – non si applichino alle cessazioni del rapporto di lavoro intervenute a partire dal 1° gennaio 2025.
La relazione tecnica, nel riportare gli effetti finanziari complessivi derivanti dal provvedimento normativo di abrogazione delle disposizioni in materia di trattamento di disoccupazione in favore dei lavoratori rimpatriati, ascrive effetti positivi per la finanza pubblica, pari a 17 milioni di euro nel 2025, 37,3 milioni di euro nel 2026, 38,2 milioni di euro nel 2027, 39 milioni di euro nel 2028, 39,8 milioni di euro nel 2029, 40,6 milioni di euro nel 2030, 41,4 milioni di euro nel 2031, 42,2 milioni di euro nel 2032, 43,1 milioni di euro nel 2033 e 44 milioni di euro nel 2034.
Rimane il fatto comunque che in un contesto normativo dove misure di sostegno per gli italiani emigrati i quali rientrano in Italia in condizioni di disagio economico e di difficoltà occupazionali sono praticamente inesistenti (da rilevare che né l’assegno di inclusione né il supporto per la formazione e il lavoro – i nuovi strumenti post Reddito di cittadinanza – sono accessibili agli italiani che rientrano a causa dei requisiti di residenza), l’indennità di disoccupazione ora abolita rappresenta(va) per loro un piccolo ma vitale sostegno economico.
È assodato che noi del Partito Democratico interverremo in ogni modo e in ogni sede legislativa – già nei prossimi giorni con gli emendamenti alla legge – per indurre questo Governo a ritirare queste misure ingiuste e immorali che puniscono immeritatamente i nostri connazionali.
*deputato Pd eletto all’estero