L’articolo 27 della Legge di Bilancio per il 2025 prevede che la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici, secondo il meccanismo stabilito dall’articolo 34, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, non sia riconosciuta ai pensionati residenti all’estero titolari di trattamenti pensionistici complessivamente superiori al trattamento minimo INPS.
Da ciò che si evince dalla tavola statistica dei soggetti con pensioni erogate dall’Inps a residenti all’estero (dati al 31 dicembre 2023) della Relazione tecnica allegata al ddl di Bilancio, su 353.514 pensioni in pagamento sono 60.764 quelle superiori al minimo che saranno quindi colpite dal provvedimento. Di queste, sono ben 31,179 quelle di importo medio mensile pari a 745 euro (il resto sono di importo medio superiore).
Vengono colpite insomma un gran numero di pensioni di importo medio modesto degli italiani all’estero (e la relazione tecnica della legge di Bilancio avrebbe avuto l’obbligo di spiegarne i motivi ma non lo fa, forse perché il Governo un poco si vergogna), quando invece un raffreddamento della dinamica perequativa delle pensioni di elevato importo dei pensionati residenti in Italia – come è stato fatto altre volte – avrebbe più equamente realizzato quello che la Corte costituzionale ha definito (Sentenza 250/2017) “un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze di finanza pubblica”.
Pertanto la circostanza che la disposizione non assicuri la perequazione in favore dei trattamenti di basso importo, quindi incapaci di maggiore resistenza all’erosione inflattiva, induce a ritenere che essa violi gli invalicabili principi (come affermato a più riprese dalla Corte costituzionale) di ragionevolezza, proporzionalità e adeguatezza, come d’altronde sancito dal combinato disposto dagli articoli 3,36 e 38 Cost., e perché manifesta un contenuto sostanzialmente espropriativo (trattandosi paradossalmente di un prelievo di solidarietà sulle pensioni di basso importo).
Va rilevato inoltre che con l’ordinanza 96/2018 la Corte costituzionale ha riconosciuto la perequazione automatica in maniera integrale per i trattamenti pensionistici fino a tre volte il trattamento minimo Inps e, in diverse misure percentuali, per quelli compresi tra tre e cinque volte il trattamento minimo, rendendo preventivamente illegittimi provvedimenti che colpiscono le pensioni di basso importo.
Ma non basta. Giova ricordare inoltre che sono i trattati internazionali che tutelano i pensionati contro misure lesive dei loro diritti e della loro dignità. Basta citare i Regolamenti comunitari di sicurezza sociale che all’art. 7 Reg. 883/2004 intitolato “Abolizione delle clausole di residenza) recitano “…le prestazioni in denaro dovute a titolo della legislazione di uno o più Stati membri o del presente regolamento non sono soggette ad alcuna riduzione, modifica, sospensione, soppressione o confisca per il fatto che il beneficiario o i familiari risiedono in uno Stato membro diverso da quello in cui si trova l’istituzione debitrice”.
La stessa identica regola è stabilita di norma dalle Convenzioni bilaterali di sicurezza sociale stipulate dall’Italia (facciamo due esempi: quella con l’Argentina all’articolo 5 recita “…i lavoratori aventi diritto a prestazioni di sicurezza sociale da uno dei due Stati contraenti, le riceveranno integralmente e senza alcuna limitazione o restrizione, ovunque essi risiedano” e quella con il Canada “…le prestazioni acquisite da ogni persona ai sensi della legislazione di una delle parti o in virtù del presente accordo, sono erogabili nel territorio dell’altra parte e non sono soggette ad alcuna riduzione, modifica, sospensione, soppressione o confisca per il solo fatto che il beneficiario risiede nel territorio di questa seconda parte”.
Il blocco della perequazione automatica delle pensioni degli italiani residenti all’estero sembra quindi violare il diritto previdenziale nazionale e internazionale e il vissuto giurisprudenziale.
L’insegnamento che si ricava da questa molesta iniziativa legislativa è che il Governo Meloni vuole fare cassa sulle pensioni più povere che sono normalmente quelle erogate ai nostri pensionati residenti all’estero, pensando che i nostri connazionali meritino questa prevaricazione e che non abbiano le forze per contrastarla, Faremo di tutto invece, a livello politico e legislativo, per costringere il Governo a cancellare questa iniqua misura concepita per ledere i diritti degli italiani all’estero.