Abbiamo letto con interesse, sui quotidiani dell’emigrazione, la notizia di uno stanziamento governativo di 4 milioni di euro e, cioè, di una miseria, a sostegno dei servizi consolari.
Come mai, ci domandiamo, la proposta di finanziamento, avanzata, salvo errore, nel 2016 da alcuni parlamentari, ha impiegato otto anni per diventare legge?
È un caso o il merito è del Ministero degli Esteri, che ha colto al volo – ci sembra – l’opportunità di compensare, grazie alla presente leggina, il taglio degli stanziamenti al Ministero previsto dalla corrente legge di Bilancio?
Non sappiamo per altro come verranno spesi i 4 milioni di euro in cantiere, ma ci permettiamo di azzardare un piccolo esercizio di spesa. Verosimilmente, verranno assunti uno o, forse, due impiegati per i consolati e le cancellerie consolari, dopo di che i soldi saranno praticamente finiti.
Il problema, secondo noi, non sono le risorse umane o finanziarie, pur certamente necessarie, ma è l’organizzazione del lavoro consolare, che è mediamente inefficiente.
Di una cosa siamo certi. Ai connazionali non interessano le nuove assunzioni, pur benvenute, interessa bensì l’apertura al pubblico degli uffici, mattina e pomeriggio, dal lunedì al sabato.
I connazionali chiedono il libero accesso alle sedi consolari, senza sbarramenti fisici o elettronici e senza vessazioni digitali. Chiedono l’abolizione delle prenotazioni elettroniche, causa prima delle liste di attesa. Chiedono dei consoli che siano anche e soprattutto dei manager.
La regola invece sembra essere quella dell’invisibilità telematica e della tenuta a distanza dei cittadini.
Chiediamo scusa se ci ripetiamo ancora una volta, ma è giusto ricordare che a Zurigo, nel quinquennio d’oro, e cioè nel periodo che va dal 2015 al 2020, le complicazioni informatiche erano sconosciute, non vi era l’abitudine di prendere gli appuntamenti nel cuore della notte, non vi era anzi alcun obbligo di prenotazione, che era, al più, consigliato, ma non imposto come obbligo; non esistevano liste di attesa.
Qual è, in fondo, il nostro sogno? Ecco, noi vorremmo che gli uffici consolari si organizzassero come gli uffici postali della Penisola, dove non esistono liste di attesa.
Ricordiamo che in Italia il Ministero dell’Interno, d’intesa con Poste Italiane, ha dato il via a un esperimento travolgente. Dal 2024, è infatti possibile richiedere alle Poste il passaporto, la carta di identità e numerosi altri servizi, con procedure semplici e tempi di attesa brevissimi.
Ecco, noi auspichiamo che l’esperimento congiunto, avviato dal ministero dell’Interno assieme alle Poste, venga esteso anche alle sedi consolari. Si potrebbe cominciare con Zurigo, che potrebbe fare perciò da apripista per tutta la rete dei consolati. Urgono infatti nuove idee e nuovi e più efficienti servizi per i connazionali all’estero.