In vista della legge di Stabilità, i parlamentari eletti all’estero del Pd hanno fatto squadra – si legge in un comunicato – per provare a rimediare alle mancanze di una manovra che non guarda positivamente al mondo degli italiani residenti oltre confine.
Diversi i temi su cui sono intervenuti: lingua e cultura, supporto a Com.It.Es, CGIE, Camere di Commercio, accordi sanitari per gli italiani che tornano temporaneamente a casa. E poi stampa estera, diritti e sgravi per gli iscritti all’AIRE, azioni per rinforzare il sistema diplomatico italiano, incluso quello onorario, e i consolati con il loro personale.
“Le nostre comunità all’estero hanno diritto a ricevere servizi di qualità, così come i connazionali che vivono in Italia”, sottolinea il Sen. Francesco Giacobbe, che continua: “Per questo ci siamo concentrati su emendamenti che potessero colmare quel gap fra italiani che questa finanziaria contribuisce a riaprire”.
Fra i punti più importanti toccati dagli emendamenti del Pd c’è quello di garantire il servizio sanitario statale per gli iscritti AIRE che tornano in Italia temporaneamente. “È assurdo pensare che un turista possa godere di diritti negati, invece, a italiani che risiedono all’estero. Abbiamo cercato di intervenire in finanziaria per consentire di appianare questa sperequazione su cui insistiamo ormai da tempo”.
Ci sono, poi, emendamenti per chiedere un sostegno maggiore per l’insegnamento della lingua italiana all’estero e la promozione della cultura del Bel Paese.
“È un passaggio essenziale perché, proprio attraverso la promozione della nostra lingua e cultura, riusciamo a imporre il Made in Italy nel mondo contribuendo anche ad aumentare il nostro export e attrarre capitali esteri in Italia. Lo scorso anno ci sono stati tagli allarmanti anche a progetti già avviati dagli enti gestori e questo ci preoccupa molto. Non vogliamo passi indietro, ma investimenti per programmare il futuro”.
Per quanto riguarda gli emendamenti dedicati alle rappresentanze degli italiani all’estero, il Senatore Giacobbe conclude: “Mi sembra evidente che se abbiamo degli organi elettivi che rappresentano la nostra comunità nelle diverse aree del mondo, ci sia anche bisogno che il governo li metta in condizione di poter lavorare e adempiere ai compiti per cui sono stati eletti. Organismi come i Com.It.Es e la CGIE fanno molto per gli italiani all’estero, con un budget più adeguato potrebbero fare ancora di più”.