Governo a rischio secondo la CGIL ed Europa sull’orlo del baratro secondo Moby. Un lunedì pieno di ombre per la Nazione ed il Continente, con sciopero di tutte le sigle sindacali per ribadire una “concertazione” tardiva e che ancora non ha portato nulla di buono, e con la Camusso che promette che lo sciopero di oggi (tre ore a fine turno ad esclusione del personale dei trasporti pubblici e dei servizi essenziali che, invece, si fermeranno lunedì prossimo) è il primo di una lunga serie che punterà a paralizzare il Paese mentre le Camere approvano la manovra economica.
Davanti a Montecitorio va in scena il presidio permanente dei sindacati e in Aula il centrosinistra è in forte imbarazzo: da una parte non può perdere il contatto col braccio armato della base, dall’altra ha già promesso il proprio sostegno al Professore senza se e senza ma. In una intervista al Corriere della Sera, Bersani ha osservato che lo sciopero ha il merito di ricomporre il sindacato e poi si è affrettato a chiarire: "Non divide il Pd poiché la piattaforma dello sciopero non parla di bocciatura della manovra. Parla di modifiche". In realtà, come ha spiegato il leader della Cisl Raffaele Bonanni al Tgcom24, l’apertura del governo ai sindacati è stata "solo una cortesia più che la volontà di intrattenere un confronto per migliorare la manovra". Insomma, la spaccatura tra la base e il partito di via del Nazareno c’è stata, e come.
Nei giorni scorsi sono state molte le critiche alla manovra e numerosi i suggerimenti di maggiore equità, con recupero delle somme per tutelare le pensioni sino a 1.400 Euro, con applicazione ICI alla chiesa (valore previsto 1,8 miliardi) e delle quote latte da parte dei produttori difesi dalla Lega (1,4 miliardi di recupero). E anche se la casta si difende fra codicilli e lungaggini procedurali, si torna a parlare di rapida riduzione dei privilegi ai politici e di aliquote ai capitali rientrati al 3,5 %.
Oggi le borse, volatili più che mai, aprono in calo, dopo la delusione per il vertice europeo e le previsioni negative da parte dell’agenzia di rating Moody’s, che, in una nota, conferma che rivedrà le note dei Paesi della zona euro e dell’Ue nel primo trimestre 2012. Positivo invece l’andamento dell’asta dei Bot. Il Tesoro ha collocato tutti i sette miliardi di Bot a 12 mesi nell’asta di oggi con rendimenti in calo al 5,952% dal record del 6,087% dell’ultima asta del mese scorso. Lo spread tra il Btp e il bund vola a 453 punti, nonostante l’esito positivo dell’asta dei Bot a un anno. Il rendimento del decennale sale al 6,61%. Nonostante questa notizia e nonostante la Bri – Banca dei Regolamenti Internazionali – abbia detto che l’Italia è in grado di sostenere il rialzo dei tassi d’interesse sui titoli di Stato per alcuni anni, perchè il suo debito ha una scadenza a lungo termine che aiuta a mitigare i rendimenti record, il clima non è meno teso, soprattutto da quando sono trapelate notizie di nuovi attacchi speculativi, nei prossimi giorni, verso il nostro Paese. In verità, l’entusiasmo che venerdì aveva portato la borsa di Milano a compiere un balzo di oltre il 3% sembra essere svanito, come anche il clima di diffusa fiducia sull’operato del governo. A nulla è servita l’apparente buona volontà di Mario Monti, che sabato aveva concesso ai sindacati un incontro domenicale e che ieri è appositamente tornato con il Frecciarossa da Milano, ma praticamente con un nulla di fatto.
Incassato il fallimento della trattativa con i sindacati, Monti e la sua squadra continuano a lavorare in modo febbrile ai ritocchi del testo che oggi dovrebbe essere licenziato dalla commissione Bilancio della Camera. Un testo ineludibile e causa di non pochi malumori, sempre più diffusi. Sono in molti, fra i primi i sindacati, a rimproverare a Monti e al suo governo il fatto che a pagare il prezzo esoso di questa manovra economica sono sempre i soliti: lavoratori dipendenti e pensionati, mentre il governo sostiene che non ci sono margini per una riduzione dell’Imu sulla prima casa (oltre le esenzioni già accordate) né per rivedere la raggelata sull’adeguamento delle pensioni al costo della vita. “I mercati ci guardano – ha spiegato Monti ai leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl – L’Italia deve collocare i suoi titoli di Stato, tentando di abbassare la spesa per interessi”, ma evidentemente la spiegazione non è bastata. E’ vero che il governo tecnico ha proposto sacrifici anche ai parlamentari italiani che sono rappresentanti del popolo e godono di una serie infinita di privilegi, benefit, stipendi e pensioni d’oro e che anche la Chiesa Cattolica dovrebbe fare la sua parte pagando l’Imu per tutte le attività commerciali, così come preannunciato dal ministro Andrea Riccardi. Ma per ora queste cose sono chiacchiere e nei fatti a pagare sembrano essere i soliti noti.
In effetti Banasco si è detto disponibile a discutere sull’ICI, perchè sa quanto lunga e farraginosa è la procedura, mentre la casta dei politici è in rivolta, con il presidente della Camera Gianfranco Fini che ha dichiarato che la norma del Governo è inopportuna e scritta male perché non è possibile intervenire per decreto in materia di competenza esclusiva delle Camere, escludendo però che nel Parlamento ci possa essere un’azione dilatoria o di contrasto rispetto alla riforma.
Facendo un confronto con gli altri Paesi europei solamente sulle retribuzioni legate alle voci fisse, i parlamentari italiani percepiscono 11.700 euro netti al mese, mentre, la media dell’area euro è di 5.339 euro, con i parlamentari tedeschi che percepiscono 7.009 euro, i francesi 6.892 e gli irlandesi 6.839. Un’autentica, insopportabile vergogna. Quanto al’ICI (o IMU) alla chiesa, focolai di polemica stanno incendiando comunque non solo il popolare social network, ma anche blog, media e gli animi degli italiani. Una storia già vista, che si ripete da secoli contro quei privilegi, che in momenti di crisi sociale ed economica, assumono toni sfacciati. Come accade ora, nel momento in cui il governo Monti invita al sacrificio, che per molti significa addirittura difficoltà a portare in tavola il pane quotidiano, per riuscire a traghettare l’Italia fuori dal collasso economico. L’esonero della Chiesa cattolica dal pagamento della tassa sugli immobili è la classica goccia che fa traboccare il vaso, già colmo di malcontento e risentimento popolare nato dalla crisi. "E’ scandaloso – scrive Barbara Spinelli sul sito di MicroMega – che la Chiesa italiana chieda più equità nella manovra, e non sia sfiorata dal dubbio che anche lei debba contribuire ai sacrifici chiesti agli italiani". Dal canto loro le testate giornalistiche cristiane, Avvenire e Famiglia Cristiana, tuonano contro i novelli eretici del terzo millennio: "Laicismo col trucco – scrive il settimanale dei Paolini "Famiglia Cristiana". Mentre il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, nel suo editoriale si scaglia contro "chi riaccende ciclicamente la campagna di mistificazione sull’Ici non pagata non lo fa per caso, ma intende creare confusione e colpire e sfregiare la Chiesa e l’intero mondo del non profit: non sopporta l’idea che ci sia un altro modo di usare strumenti e beni e vorrebbe riuscire a tassare anche la solidarietà, facendo passare l’idea che sia un business, un losco affare, una vergogna". Mentre dalla Sir, l’agenzia dei vescovi, il rettore della Lumsa, Giuseppe Dalla Torre, sottolinea che l’esenzione dall’Ici "E’ un beneficio fiscale di cui gode non solo la Chiesa, ma anche la pluralità di organizzazioni ed enti laici, pubblici o privati, non commerciali e riconducibili al non profit". Davvero uno strano atteggiamento da parte di chi si dice sempre dalla parte degli umili e dei derelitti e che afferma avere beni sempre a disposizione dei poveri.
Il 10 agosto del 2010, Angelo Bagnasco, presidente della Cei, in una omelia aveva detto: “Non dobbiamo dimenticare che la grande parte del patrimonio della Chiesa è di tipo artistico, storico e culturale: come tale è a disposizione di tutta l’umanità come universale tesoro di bellezza e di fede. I beni della Chiesa sono soprattutto dedicati alla vita della comunità cristiana, alle opere educative e pastorali, ai poveri e ai bisognosi. Anche nel contesto attuale, per le note ragioni, la presenza e l’opera di sostegno delle comunità ecclesiali sono capillari ed evidenti, aperti a tutti senza distinzioni”, aveva continuato una omelia in San Lorenzo, cattedrale del capoluogo ligure, affrescata con una pala d’altare che riporta l’episodio più importante della vita del Diacono martire – obbligato dall’Imperatore Valentiniano a consegnare a Cesare i beni della Chiesa, gli aveva mostrato i poveri, dicendo: “Sono questi i nostri tesori”.– Mirabile esempio, che non sempre, però, la chiesa ha seguito. E’ noto – se ne sente parlare quasi fino alla noia – che la Chiesa Cattolica possiede in Italia il 20% del patrimonio immobiliare complessivo; nella sola Roma, un quarto degli edifici complessivi nella città – con la zona fra San Pietro e il Gianicolo, dove sorge, fra l’altro, l‘Ospedale Bambino Gesù, notoriamente chiamato dai romani “la Gran Pretagna”. Molti dei beni della Chiesa sono vuoti, ovvero sfitti: ad esempio, nell’ambito dell’approvazione del “Piano Straordinario di Edilizia Pubblica” della Provincia Autonoma di Trento, arrivava, un anno fa, la denuncia del segretario della Uil locale, che invocava la partecipazione proprio della diocesi tridentina al progetto di messa a disposizione degli alloggi posseduti da privati a canoni sociali.
A proposto di ecumenico comportamento eclesiale di accoglienza degli ultimi e dei marginalizzati, si ricorderà il caso della 27enne lesbica che cercava casa a Roma, poteva pagarla denaro contante, ma l’agenzia a cui si era rivolta le ha fatto capire che era meglio cambiare aria, perchè di gay in giro per il palazzo la padrona di casa non ne voleva. Il ministro Mara Carfagna, convertita alla causa gay da Anna Paola Concia, aveva osservato che questo non sarebbe “un comportamento da paese civile”; ma dalle pagine di Pontifex Roma, voce, bisogna dirlo, non ufficiale, ma attendibile, il direttore Bruno Volpe, fra le continue allusioni al passato da showgirl della Carfagna, aveva consigliato al ministro di “andare al mare”, perchè nel nostro paese “la proprietà privata è protetta da garanzia costituzionale” e quindi il proprietario affitta a chi gli pare. La manovra decisa dal governo Monti, ha detto Confindustria in una nota ‘’giunge giusto in tempo per evitare scenari catastrofici. Non esistono alternative. Non esiste una prospettiva per l’economia italiana, per le imprese e per l’occupazione, senza la manovra o con una manovra meno incisiva e credibile. Il sostanziale blocco del credito bancario che si è verificato negli ultimi mesi in conseguenza della perdita di fiducia nel nostro debito sovrano non è più sostenibile. Se non si ripristina la fiducia e la liquidità non torna a circolare, l’economia e l’occupazione si avvitano in una spirale recessiva". Speriamo che gli industriali e la chiesa si ricordino di dividere equamente i sacrifici.
Discussione su questo articolo