Come avere mille ragioni filosofiche, economiche, storiche e sociali e ridursi a fare la figura degli antipatici bambini capricciosi, che, pur avendo ragione, hanno sempre quell’atteggiamento asociale prepotente da meritarsi un paio di schiaffoni? Esattamente come sta facendo la schizofrenica Lega in questi ultimi tempi!
Questa è la sostanza della situazione causata dai leghisti più sfegatati ed ortodossi! Sono anni che vado dicendo che se la Lega vuole ottenere quello che in maniera sacrosanta avrebbe ragione di richiedere, deve per prima porsi come ago di riferimento di una bussola che guarda al Nord, come esempio di efficienza e solidità intellettuale, senza, però, spunti antagonisti. Non deve disdegnare gli altri cittadini e guardare dall’alto in basso il resto dell’Italia. Non deve snobbare l’Unità d’Italia come riferimento politico internazionale, in quanto è un accadimento indiscutibilmente acquisito e sarebbe antistorico scardinarne la veridicità riconosciuta come fatto culturale di altissimo pregio internazionale.
Ho sempre spinto la Lega a farsi, invece, promotrice di un reale federalismo regionale – anzi macroregionale – diventando di fatto il faro di riferimento per altre realtà locali che cercano un’auto identificazione storica. La dimostrazione della realizzabilità di questa impostazione strategica politica è stata che alcune proposte di questo tipo di federalismo italico sono state recepite da siti neo-borbonici campani, citandole come proposte positiva a livello nazionale.
Ho sempre invocato – ed assicuro che non era una boutade sarcastica – Bossi e Calderoli ad andare a tenere i comizi federalisti in Sicilia! Avrebbero trovato una platea attenta ed entusiasta. Ho invocato la Lega a mettersi a capo di una Lega delle Leghe italiane, incitando le altre popolazioni del Centro e del Sud a creare, anzi a ricreare una propria identità locale, ma sempre restando sotto la riconosciuta irrevocabile unione italiana, sotto, cioè, quel tricolore tanto vituperato dai leghisti oltranzisti. Solo così facendo si sarebbe ottenuto il tanto ricercato federalismo fiscale regionalizzato, con il consenso e con l’entusiasmo folcloristico di tutti gli italiani, fieri, come me, di essere nipoti di bergamaschi e veneziani, ma anche di catanesi e friulani.
Il porsi in contestazione continua, rivendicando di essere i pierini più bravi, più efficienti e più lavoratori di tutti gli altri, sfociando, alcune volte in un palese razzismo, è un’azione che non fa altro che bloccare questa evoluzione istituzionale che vien vista come una forma di secessionismo fasullo, anziché un progresso sociale utile per tutti gli italiani. La Lega deve far questo: convincere che il federalismo fa prima di tutto più bene al Sud, e poi come ricaduta al Nord. Ecco perché non va intavolata una battaglia sulla italianità e sull’anti-italianità. E’ l’errore più grave che la Lega possa fare. Se viene percepita dal resto d’Italia come un’accolita di rozzi paesanotti che pensano solo a fare gli assurdi raduni celtici come una continua carnevalata, tutte le sante battaglie culturali iniziali rivolte a dare un più moderno assetto istituzionale a questo Stato, andranno inesorabilmente perse tra il ridicolo e lo sconforto della Val Brembana (da dove provengono i miei avi).
Se un giorno si dovesse fare un Referendum per un assetto regionalistico (o ripeto: macroregionalistico) costituzionale italiano, l’apporto del voto del Centro-Sud sarebbe essenziale: ecco perché necessita maggiormente solleticare le popolazioni del meridione alla validità del leghismo. Ecco perché necessita, partendo addirittura dalle prossime elezioni, presentare una Lega delle Leghe italiane che raccolga consociate: una Lega Siciliana, una Lega Campana…, oppure che preveda già una forma di macroregionalismo come una Lega Calabro-Lucana o una Lega Jonio (Puglia, Basilicata e Puglia), o una Lega CentrEst, (Marche, Abruzzo, Molise) o altre conformazioni con altri nomi da definirsi autonomamente localmente.
Quello che non capisco è perché la Lega non abbia già presentato, motu proprio, facendosi promotrice, un possibile programma di federalismo, non solo basato sulle proprie necessità e speranze future, ma che tenesse conto di tutta la realtà nazionale (senza paura di nominare l’Italia). Solo così facendo avrebbe propagandato un “Sistema base” già pronto per tutti, grazie alla propria esperienza, che avesse la caratteristica di far del bene a tutte le realtà storiche locali.
Dire: ”Imparate da noi che siamo i più bravi”, anche se fosse vero, è solo manifestazione di arroganza. Bossi ebbe una idea illuminante quando propose: “Adottiamo un paese africano” invece di fargli la carità, che serve invece, solo a pagare le armi dei delinquenti. Ebbene, perché non incomincia, il leader Padano, ad adottare qualche pezzo d’Italia del Sud?
Insomma la Lega Nord per sopravvivere a se stessa, deve prevedere una Lega nazionale: la Lega delle Leghe, diventando un soggetto “nazionale”, in quanto quando si incomincia a gestire politicamente per lungo tempo qualche cittadina importante, bisogna scontrarsi con la realtà dei fatti e… degli uomini preposti; i ritornelli di osteria tra canti, sberleffi, parolacce antiromane, o gli sproloqui dai palchi casarecci non bastano più a galvanizzare la gente. Anche l’entusiasmo giovanile di quelli con la maglietta verde svanisce e bisogna maturare in fretta, come faceva fare il servizio militare di una volta! Necessita una svolta completa di Vita Nuova. Una “Lega Nova” e Bossi, resta, comunque, il timoniere più valido ed accreditato a farla, prima che avvenga qualche spaccatura dolente interna. Il motto? Eccolo: ‘Salire per non scendere’.
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