Sembra tornare ciclicamente la furia iconoclasta che anima gli jihadisti che occupano da mesi le regioni del nord del Mali: oggi si e’ nuovamente abbattuta sugli splendidi mausolei di Timbuctu’, la citta’ santa porta del deserto che ospita le tombe dei ‘333 santi’, religiosi che, nei secoli, dopo avervi predicato o insegnato, l’hanno scelta come ultima dimora.
Oggi, tra lo sconcerto e la disperazione di centinaia di musulmani moderati, gli jihaisti hanno distrutto alcuni mausolei di Kabara, quartiere meridionale della citta’ che ospita tre di questi monumenti. Come avevano gia’ fatto appena nello scorso luglio, gli integralisti sono arrivati all’improvviso a bordo dei tradizionali pick up e, armati di vanghe e martelli, dopo avere allontanato alcuni fedeli che volevano recarvisi per pregare, hanno cominciato ad aggredire la terra rossa del deserto con cui e’ stata edificata la maggior parte di questi monumenti funebri. Un’opera facile e che si e’ conclusa nel giro di poche ore, davanti agli occhi sgomenti degli abitanti del quartiere che, come quelli del resto della citta’, vivono ormai la presenza degli jihadisti che stanno applicando in modo estremamente rigido la sharia, come una occupazione militare Non si sa a quali dei gruppi jihadisti presenti in citta’ (al Qaida nel Maghreb islamico, Ansar Dine e Movimento per l’unicita’ e la jihad in Africa Occidentale) appartenessero coloro che oggi hanno compiuto la distruzione. Quella di luglio, in un’altra zona di Timbuctu’, era stata rivendicata con orgoglio da Ansar Dine, gruppo formato in maggioranza da tuareg che, abbandonato l’indipendentista (e soprattutto laico) Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad, hanno abbracciato la causa fondamentalista, alleandosi con gli altri gruppi jihadisti. Le distruzioni di monumenti sacri sembrano ormai essere una costante nei movimenti jihadisti che li considerano simboli dell’idolatria che, dicono, non e’ consentita dall’islam e quindi e’ un’offesa a Dio. Una tesi che i musulmani moderati non accettano (in tutti i Paesi musulmani e arabi i mausolei si contano a migliaia) ma che sono ormai prassi a Timbuctu’, come nelle altre citta’ del nord del Mali dove tali distruzioni sono avvenute (a Gao, cosi’ come a Giundam). Anche se tale spiegazione poi va a cozzare con altri fatti, come il danneggiamento della porta principale della moschea di Sidi Yahi, come quelle di Djingareyber e Sankore’, le piu’ antiche e frequentate di Timbuctu’. Un fatto che certo non puo’ essere giustificato con una presunta non aderenza ai dettami del Corano.
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