Roma – Le malattie non si fermano nonostante la pandemia catalizzi tutti gli sforzi dei sistemi sanitari e regionali. Quelle cardiovascolari, infatti, rimangono la prima causa di morte nel nostro Paese.
Qual e’ il momento giusto per fare un primo check up al cuore? Quali sono i sintomi che devono far scattare l’allarme? Il Covid danneggia il cuore? A rispondere all’agenzia di stampa Dire e’ Giulio Coluzzi, cardiologo specialista ambulatoriale dell’Uoc di Assistenza medica e specialistica N. E. diretto dalla dottoressa Ida Ciamarra.
- Le malattie incluse quelle cardiache non si fermano nonostante il Covid-19. Quanto e’ importante controllare il cuore, con quale cadenza e a quale eta’ e’ giusto fare il primo check up?
“Le malattie cardiovascolari non si fermano nonostante la pandemia in corso che ha determinato, a livello planetario, un impegno sanitario davvero importante. Bisogna sottolineare che la mortalita’ per cause cardiovascolari in era pre -Covid era al primo posto ma rimane tutt’ora in corso di pandemia la principale causa di mortalita’ e supera per mortalita’ in ogni caso tutte le cause. Dunque si comprende che il cuore e’ un organo che va attenzionato, non c’e’ un’eta’ specifica per un check up cardiologico ma e’ lo specialista che sulla base dei sintomi riferiti dal paziente definisce quando iniziare il check up cardiologico e con quale cadenza eseguire i controlli. Un discorso a parte merita la donna, indipendentemente dal Covid, perche’ il passaggio dall’eta’ fertile alla menopausa provoca uno sconvolgimento ormonale dell’organismo che predispone a malattie trombotiche”.
- Quali sono i sintomi che devono mettere il paziente in allarme e gli esami a cui sottoporsi?
“Ogni sintomo che il paziente riferisce si associa ad un determinato quadro clinico cardiologico che presenta poi un diverso livello di gravita’. I sintomi principale sono il dolore toracico, l’affanno, la dispnea, il cardiopalmo aritmico e la perdita di coscienza. Il cardiologo con un semplice elettrocardiogramma riesce ad ottenere delle informazioni ben precise sul ritmo cardiaco e sulla presenza di ischemia miocardica quindi puo’ da subito decidere quali sono i pazienti che devono essere trattati tempestivamente in ospedale e quali invece possono essere seguiti in via ambulatoriale” .
- I soggetti con malattie cardiache mostrano un rischio piu’ elevato se contraggono il Covid rispetto ai soggetti sani? E il virus danneggia in modo indiretto il cuore?
“I pazienti cardiologici sono dei pazienti piu’ fragili e piu’ vulnerabili. Gia’ in era pre Covid era nota la relazione che intercorre tra le infezioni respiratorie e il danno miocardico per un discorso di instabilizzazione della placca ateriosclerotica. Quindi ci sono dei pazienti che vanno maggiormente attenzionati e per i quali va consigliata la vaccinazione antinfluenzale e anti pneumococcica. Per quanto riguarda il virus questo penetra all’interno delle cellule attraverso uno specifico recettore che maggiormente espresso a livello polmonare ma e’ presente in altri organi compreso il cuore. Dopo una prima fase in cui questo virus entra nelle cellule e comincia a replicarsi si liberano delle citochine infiammatorie che determinano uno ‘storm’ citochimico associato ad uno stato pro infiammatorio che porta all’insufficienza respiratoria e poi al danno d’organo generalizzato con la coagulazione intravascolare disseminata. Per cui si verifica sia un danno diretto cellulare, legato alla disfunzione endoteliale ma anche un danno indiretto legato all’adattamento emodinamico dell’organismo a seguito del peggioramento del quadro clinico”.
- In questo momento in cui il virus torna a correre in tutta Italia come garantire comunque la corretta gestione dei pazienti con patologie cardiovascolari in attesa d’intervento?
“Ci sono dei pazienti cardiologici in questo momento in attesa di un intervento cardiochirurgico o di un intervento di cardiologia interventistica e sono pazienti apparentemente stabili che possono pero’ destabilizzarzi. Alla luce di cio’ andrebbero implementati, per questi soggetti, i controlli da remoto attraverso un contatto telefonico o avvalendosi dei servizi di telemedicina. Il territorio della Asl di Latina in questo senso sta facendo un grosso sforzo e comunque sono pazienti che possono destabilizzarsi per cui all’interno dell’ospedale e’ giusto che vadano pensati degli algoritmi specifici per questi pazienti che tengano conto della pandemia in corso e anche il Goretti si e’ preparato in tal senso costruendo percorsi Covid e non Covid dedicati”.