La denuncia di Caterina Tagliaferri, è chiara e prorompente, ed è mossa da una rabbia dovuta all’affollamento e al superlavoro cui è costretto il personale degli ospedali della provincia di Frosinone e del capoluogo in modo particolare. Caterina è una delle figlie di Ottavio, un uomo di ottantadue anni che è stato sempre sano, ma che durante la degenza nell’ospedale Spaziani di Frosinone, non potendo essere curato direttamente dalle figlie, allontanate per motivi logistici, è stato visto da queste ricoprirsi di piaghe da decubito.
Chiudere ospedali, diminuire il personale, far correre medici e infermieri su una folla di pazienti che è impossibile seguire nel migliore dei modi, ha prodotto gravi conseguenze per il poveretto, e tanti altri come lui che non hanno né figli, né denaro per usufruire di strutture private.
Fortunatamente la signora Caterina con la sorella, in seguito, si è attrezzata per curare il genitore a casa, con un grande esborso economico, con cure, medicazioni, personale e farmaci che sono costati una cifra molto ingente e ancora non è finita.
Ma cosa sarebbe accaduto se la famiglia Tagliaferri non avesse potuto permettersi delle cure così costose? E cosa accade a chi oggi non può permettersi determinati costi? La folla di disperati che ingorga il pronto soccorso dell’Ospedale Spaziani, così piccolo, direi stupidamente piccolo, perché il vecchio “Umberto I” era più grande, ha dovuto addirittura sfrattare dei padiglioni dell’ASL adiacente per far ospitare il reparto malattie infettive, e questo non è accettabile, poiché gli infermieri sono in difficoltà. Le due strutture sono collegate da un tunnel gelido e in pendenza e quando le infermiere trasportano i malati per delle analisi o radiografie, fanno una grande fatica. Qualcuno dovrà intervenire e farlo al più presto.
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