Roma – Bentornata Forza Italia. Se fosse uno slogan lo avrebbe di sicuro inventato il senatore PdL Lucio Malan, convinto che il ritorno alle origini di un “marchio attraente e identitario” attirerà l’elettorato molto più di quanto non potrebbe fare un cambio al vertice. Già, perché per i suoi fedelissimi il leader è sempre lui, Silvio Berlusconi.
Senatore Malan, siete convinti che rispolverare il nome di Forza Italia sia un’idea vincente?
“Tornare a Forza Italia è una buona idea, si tratta di un marchio più attraente e identitario rispetto al Pdl. Poi starà a noi riempirlo di contenuti e dargli una direzione politica importante, che favorisca i cittadini”.
Per quale motivo dovrebbe essere più attraente, se cambia il nome ma le persone rimangono le stesse?
“Il concetto di ‘marchio’ è una realtà a sè stante, il suo funzionamento dipende da quello che ci si mette dentro. Cambiare marchio significa adottare un approccio nuovo e rinnovato, unendolo a cambiamenti per quanto riguarda le persone e qualche nuova idea di organizzazione”.
L’idea di rifondare Forza Italia comprende anche quella di candidare Marina Berlusconi contro Matteo Renzi?
“Ho un’ottima opinione di Marina Berlusconi, che ho incontrato più volte, però deve essere lei a farsi avanti e a mettersi in questa trincea, come l’ha definita il presidente Berlusconi, tenendo presente che abbiamo già un leader che rimarrà tale finché lo vorrà”.
Non avete proprio altre personalità giovani da proporre come leader?
“La verità è che Silvio Berlusconi ha meritato più volte di essere la nostra guida, ha dimostrato sul campo quanto valga la sua leadership. Marina può coesistere al padre, sono due persone che possono naturalmente esistere insieme all’interno del partito, una non esclude l’altro, ma il vero leader è lui”.
Preferite rischiare di creare una dinastia, piuttosto che cercare volti nuovi?
“Non si tratta di una dinastia perché, anche se si scegliesse lei, non sarebbe certo per lo stato di famiglia ma solo per una valutazione fatta dagli organismi democratici che saranno dentro Forza Italia come ora sono dentro il Pdl. L’aspetto dinastico non è un problema, in America spesso abbiamo visto padre e figlio, con i Bush, o in parte addirittura marito e moglie, con i Clinton”.
A proposito di America, lo scandalo Datagate rischia di minare i rapporti con l’alleato a stelle e strisce?
“È necessario analizzare i dettagli della faccenda che, al momento, sono tutt’altro che chiari. Solo una cosa mi sembra certa, se al posto di Obama ci fosse stato Bush allora avremmo assistito a urla, scandali e strilli. L’immagine di Obama, invece, in Europa ‘fa chic’, è gradito presso intellettuali o presunti tali. Se veramente si sono verificati episodi di spionaggio, allora si tratta di un fatto grave”.
Oggi la Francia ha ‘alzato la voce’ sulla vicenda ma, in realtà, tutti i servizi segreti tentano di informarsi sugli alleati. L’Italia seguirà l’atteggiamento dei cugini d’Oltralpe o sceglierà una linea più morbida?
“Il vero problema è che questa cosa è venuta fuori. Credo che qualunque servizio di informazioni cerchi di avere tutti i dettagli possibili sui propri alleati, certo se poi non riescono a tenere nascoste le proprie attività, allora è evidente che non lavorano come dovrebbero. Se tutto si è svolto come viene descritto sui giornali, allora si tratta di una pratica imbarazzante e grave”.
Rimanendo in tema di alleanze, ritiene che quella tra Pdl e Pd resisterà a lungo? Il premier Letta ha dichiarato più volte di volere concludere il proprio mandato, ma l’impresa sembra complicarsi ogni giorno, tanto che ora anche Scelta Civica minaccia di togliere l’appoggio.
“Questo esecutivo è come bicicletta, non va se sta ferma e se va piano cade, ma se invece ingrana e fa cose concrete può arrivare fino al traguardo. Accade così con tutte le alleanze, soprattutto questa che vede realtà contrapposte e si è formata dopo le elezioni”.
Spera che il governo termini il suo mandato?
“Spero che si arrivi al suo termine naturale non perché io ami il governo Letta ma perché deve fare il bene del Paese”.
E finora ha fatto il bene del Paese?
“Per ora ho visto prime pedalate un po’ incerte e pasticciate”.
A quali provvedimenti si riferisce?
“Ad esempio alla copertura economica per lo slittamento dell’Iva fatta di nuove tasse oppure ai requisiti per avere le agevolazioni fiscali per i nuovi assunti, sono talmente difficili e cervellotiche che rischiano di non dare benefici. Si devono fare degli aggiustamenti e il parlamento serve proprio a questo, a raddrizzare quello che i tecnici, spesso, sbagliano. Più li vedo all’opera e meno vorrei tecnici in futuro, non mi sembrano né preparati né dotati di sensibilità politica”.
Parla del governo Monti? Lo stesso con il quale anche voi eravate alleati?
“Monti ha convinto tutti che il governo tecnico è da lasciar perdere, preferisco i vecchi politici, magari con meno titoli accademici ma in grado di sentire le esigenze dell’elettorato”.
Lei richiama spesso il tema della necessità della politica in risposta a chi attacca i partiti per il loro costo, a partire dai grillini che, inoltre, l’avevano accusato di fare da ‘pianista’ salvo poi scagionarla con immagini prontamente rimosse dal blog M5S. Proprio in questi giorni il Movimento5stelle perde pezzi, tanto che Alessio Tacconi, unico deputato eletto all’estero, è arrivato a dire che i soldi percepiti non gli bastano per vivere tra Roma e Zurigo. Alla fine, qualche grillino le sta dando ragione…
“Non so se Tacconi mi stia dando ragione, so di certo che è stato un errore aver dato credito, mi riferisco ai media e non agli elettori, a un movimento basato solo sulla riduzione del costo dei parlamentari, tanto che poi i loro stessi eletti hanno ammesso che questo tema non può costituire un argomento bastevole. Non si può pensare di dare fiducia a un movimento basato solo sul ribasso degli stipendi, è un po’ poco fare politica solo sulla spesa parlamentare. Se non ci sono idee qualsiasi movimento politico frana”.
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