Lo Stato biscazziere alla ricerca costante e continua di nuovi, poderosi fondi. Si può giocare dappertutto, ora. Tranne che nei cimiteri. Messa in ginocchio dalle conseguenze del terremoto che l’ha semidistrutta, L’Aquila detiene lo squallido beffardo record del numero dei terminali per il gioco: ottantuno. L’Italia è l’insuperabile Paese di slot-machine, Bingo, Poker a torneo, Poker Cash e Casinò, Betting Exchange, scommesse virtuali, scommesse a vario titolo, e i tradizionali e antichi Enalotto e Superenalotto. E chi più ne ha più ne metta. Ma il fatto di poter giocare dappertutto potrebbe vedere la fine in tempi brevi.
Davanti a drammi quotidiani e alla fissazione crescente degli italiani verso il gioco, il Governo pare voglia darsi finalmente una mossa. “Via le slot-machine da bar e tabaccherie”, promette Renzi. L’intervista al premier sulla peste del gioco in Italia apparirà sul magazine “Vita”, in uscita il 9 settembre. Un annuncio che va contro l’interesse dello Stato ingordo e biscazziere. Due miliardi e 250 milioni, la metà del gettito fiscale pari a quattro miliardi e mezzo, è garantito dalle slot-machine funzionanti presso tabaccai e locali pubblici. In ogni bar d’Italia ci sono mediamente tre slot-machine; 218 mila in Italia in bar e tabaccheria. Un numero impressionante. Basta slot nei locali pubblici significa riduzione degli introiti per lo Stato, impegnato a breve nella ricostruzione del dopo terremoto nel Centro Italia. Un’utopia anche questa?
Renzi assicura che la chiusura delle slot in bar e tabaccherie sarà presto legge dello Stato. “Non aumenteremo il costo della benzina, nemmeno allargheremo le maglie sul gioco d’azzardo e sulle slot per finanziare la ricostruzione post sisma”. Prende quindi forma il riordino, attesissimo, di un settore bifronte. Il gioco in Italia presenta due facce: da un lato garantisce enormi entrate erariali, 8,7 miliardi nel 2015; dall’altro, comporta conseguenze sociali che non possono più essere trascurate. Come invece si è fatto negli scorsi. La piaga ha causato una sorta di micidiale, devastante cancrena.
Nell’intervista a “Vita”, Matteo Renzi parla della “messa a punto di una misura per togliere le slot da tabaccherie ed esercizi commerciali”. Stato e Regioni stanno elaborando un documento, che recita più o meno questo. “Necessita operare una significativa riduzione delle nuove slot nei servizi pubblici”. L’eliminazione delle slot riguarderà anche gli esercizi generalisti secondari: ristoranti, alberghi, esercizi commerciali, edicole, stabilimenti balneari, rifugi alpini”. Firenze ha già provveduto chiudendo le slot nel pomeriggio. I nuovi interventi prevedono orari con un’apertura minima dei punti di gioco di dodici ore e l’inasprimento dei controlli contro il gioco illegale. L’attribuzione delle competenze coinvolgerà anche gli organi di polizia locale.
I bar in Italia sono 51mila. In crescita il volume di gioco delle slot, 25,9 miliardi nel 2015. La spesa effettiva al netto delle vincite è pari a 6,7 miliardi, con un costante incremento annuale del 3,5%. Ma qual è la raccolta complessiva dai giochi pubblici? Una cifra pazzesca: 87,9 miliardi nel 2015, a fronte di 84,6 miliardi nell’anno precedente. Nell’anno in corso, le slot hanno raccolto 25.963 milioni di euro. L’Erario ha introitato circa sette milioni di euro, come si evince dal Libro blu delle dogane e dei Monopoli, con i dati elaborati da Agipronews. La riduzione delle macchinette, nell’ordine del 30%, dovrebbe avvenire su una base di partenza accertata al 31 luglio 2015 di 378.109 slot-machine. Imbroglio italiano, datato fine dicembre 2015, aveva fatto uscire improvvisamente dai magazzini altri 50 mila apparecchi. L’utopia consiste in questo, ora: il numero delle slot esistenti sul territorio italiano è del tutto virtuale. Uno scherzo o che cosa? E risponde al vero la tesi che lo Stato avrebbe sottratto il business del gioco alla criminalità organizzata? Una verità anche questa apparente, di facciata: è stato scoperto che la metà dei negozi per le scommesse erano abusivi e sulla reale identità di alcuni concessionari sarebbe opportuno stendere un velo pietoso.
Cambiare è necessario, via le slot-machine dai locali pubblici, volendo e dovendo stare in questo caso con Renzi. Interessati oppositori del provvedimento argomentano che la stretta manderebbe in mezzo alla strada un sacco di gente. Toglierebbe lavoro, questo dicono. E frasi del tipo “vorrà dire che li manderemo tutti a casa sua”, la singolare conclusione di Luigi Marattin, consigliere economico del premier, a “L’Aria che tira” su La7. L’Esecutivo ha assunto un atteggiamento deciso e drastico in seguito al preoccupante dilagare del fenomeno della ludopatia e alla doverosa prevenzione del rischio di accesso dei minori ai giochi. La salute pubblica, poi, rappresenta una priorità assoluta. Il prossimo passo, irrinunciabile e decisivo, dovrà interessare lo Stato e gli enti locali: trovino un accordo rapido, sia diano da fare in quest’unica direzione. La scadenza delle gare delle scommesse è imminente. Regolazione, diffusione e distribuzione dell’offerta del gioco in Italia non possono eludere le crescenti esigenze sociali e le scelte. Soprattutto in funzione di quelle restrittive degli enti locali. Può essere l’alba di un nuovo giorno, per il Paese. Andiamo a vedere se sorgerà davvero. Mentre non è esclusa l’apertura di nuovi Casinò, oltre a quelli di Sanremo, St. Vincent e Venezia.
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