Qualche mese fa, era ottobre dell’anno scorso, il sottosegretario agli Esteri con delega per gli italiani all’estero, Sen. Ricardo Merlo, disse in una intervista che il governo avrebbe combattuto la mafia dei turni per la cittadinanza. Dichiarazioni ribadite successivamente in occasione di incontri con le comunità italiane in vari Paesi, compresa l’Argentina.
Come è facile constatare ascoltando la gente, crescono invece sempre di più le proteste per la mancanza dei turni, specialmente quelli per le domande di riconoscimento o ricostruzione della cittadinanza, ma non solo.
I turni, sempre scarsi, spariscono in meno di tre minuti, denunciano gli interessati, anche quando, assicurano, si mettono davanti agli schermi parecchio tempo prima dell’ora di apertura del “Prenota online”, nella speranza di riuscire a conquistare l’agognato turno. Passano i mesi, affermano, e l’impresa diventa sempre impossibile.
Argomento che è stato presente anche nella recente riunione InterComites che si è tenuta a Mar del Plata. Al riguardo, il suo presidente Raffaele Vitiello ha inviato una lettera al senatore Merlo.
La denuncia del sottosegretario Ricardo Merlo, quindi, trova conferma nell’esperienza di tanti discendenti che hanno bisogno di un turno e non possono ottenerlo, bloccati da quello che – questa la denuncia – sembra un affare di hacker che riescono a infilarsi prima di loro nel sistema che assegna le date per le pratiche nei consolati. Il sistema di prenotazione dei turni per via telematica (Prenota online), è stato pensato e implementato per rispondere alle richieste di trasparenza e sicurezza nell’assegnazione dei turni, che prima venivano gestiti direttamente dalle sedi consolari. Ora il sistema è centralizzato, ma le denunce di mancanza di trasparenza, di rischi di hackeraggio, gravano anche sul nuovo sistema.
Forse hanno ragione coloro che sostengono che il sistema è stato creato per limitare, di fatto, il numero di discendenti residenti all’estero che possono accedere alla cittadinanza italiana. Se così fosse, sarebbe un’ulteriore dimostrazione del fatto che la politica italiana evita di affrontare i problemi, preferisce rinviarne il dibattito e le decisioni.
Negli ultimi giorni è tornata alla ribalta la discussione sulla necessità o meno di modificare la legge di cittadinanza, che vede contrapporsi sostenitori dello ius soli, che vorrebbero dare la cittadinanza italiana ai figli degli immigrati in Italia e quelli dello ius sanguinis, per i quali essa va riconosciuta solo ai figli e discendenti di italiani. Nel fondo del dibattito però, non c’è un disegno di Paese.
Non si discute seriamente se la cittadinanza può essere uno strumento utile per favorire l’integrazione degli immigrati. E nemmeno interessa se la cittadinanza italiana ai discendenti può essere vissuto dall’“altra Italia” come valore costitutivo della propria identità. Contano soltanto i voti che i sostenitori di ognuno degli schieramenti pensa di poter conquistare appoggiando uno o l’altro orientamento.
In questo quadro, il problema della mancanza dei turni è una conseguenza, voluta o no, dell’assenza di una politica sulla cittadinanza. Ma un politico esperto come il senatore Merlo dev’essere sicuramente consapevole del fatto che il problema dei turni e in genere quelli legati ai servizi consolari, saranno la cartina di tornasole con la quale sarà giudicato il suo operato.
Una delle principali battaglie di Merlo e del MAIE, nei suoi dieci anni di vita, è stata proprio la cittadinanza e la possibilità di ampliare la platea dei beneficiari. Merlo e il MAIE si sono sempre battuti perché la burocrazia riconosca le sentenze della Corte, che riconoscono alle donne italiane, il diritto di trasmettere la cittadinanza anche ai loro figli nati prima del 1948, quando la Costituzione italiana ha sancito la parità di diritti tra donne e uomini. Merlo e il MAIE si sono battuti anche per il riconoscimento della cittadinanza italiana anche ai figli degli emigrati nei territori una volta dell’Impero Austro-ungarico e oggi parte dell’Italia.
Durante la passata legislatura il Sottosegretario agli Esteri e il suo Movimento organizzarono una importante protesta davanti a tutti i consolati dell’America Latina, proprio per protestare per la mancanza di turni per le pratiche di riconoscimento della cittadinanza. E’ vero che è passato meno di un anno da quando si è insediato alla Farnesina. Ma il tempo passa in fretta, e l’assenza di soluzioni alla mancanza di turni (l’aumento del numero degli addetti nei consolati – che Merlo sottolinea in ogni incontro – sembra non avere effetto sulla quantità di turni) potrebbe logorare l’immagine del Sottosegretario. E comunque sia, i problemi del Prenota Online, riguardano la Farnesina, che dovrebbe assicurare una maggiore trasparenza e sicurezza per evitare che si continui a parlare di mafie delle cittadinanze. A soffrirne è l’immagine dell’Italia.