Tra gli anni Settanta e il 1992 Marcello Dell’Utri, con la mediazione di Gaetano Cina’, avrebbe avuto rapporti con personaggi di spicco di Cosa nostra come Stefano Bontade, Mimmo Teresi, Vittorio Mangano, che poi lavoro’ come ‘stalliere’ nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi.
Questi rapporti sarebbero serviti a Dell’Utri per assicurare la ‘protezione’ mafiosa alle operazioni finanziarie da lui gestite per se’ e nell’interesse delle societa’ di Berlusconi.
Questi i motivi che hanno portato alla condanna del senatore del Pdl: nove anni in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, ridotti a sette in secondo grado, cancellati dalla Cassazione che un mese fa ha disposto un processo d’appello-bis, ma che, nelle motivazioni, ha definito il senatore ‘mediatore’ tra la mafia e l’ex premier.
Era il marzo 1994 quando il nome di Dell’Utri, all’epoca amministratore delegato di Publitalia, venne messo in relazione con ambienti di mafia. Ne aveva parlato ai magistrati di Caltanissetta il pentito Salvatore Cancemi, aprendo uno scenario nuovo sui rapporti tra Cosa nostra, la finanza e la politica: da poche settimane Silvio Berlusconi aveva annunciato la sua ‘discesa in campo’ con Forza Italia. La dichiarazione di Cancemi e’ stato il primo passo di una serie di vicende giudiziarie che hanno coinvolto il senatore, adesso indagato anche per la presunta ‘trattativa’ tra Stato e mafia; mentre nel maggio 2002 fu archiviata, su richiesta della Procura, l’indagine partita nel luglio ’98, e che ha coinvolto anche Silvio Berlusconi, per concorso in strage con finalita’ terroristiche e che riguardava Capaci e via d’Amelio.
Due anni dopo le prime dichiarazioni di Cancemi, nel ’96, Dell’Utri venne sentito dai pm per oltre undici ore. I pentiti che hanno parlato dei possibili rapporti tra il senatore e Cosa nostra sono, nel corso degli anni, diventati 35 e il rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa e’ arrivato il 19 maggio ’97. Con lui fu rinviato a giudizio anche Gaetano Cina’, che intanto era stato arrestato.
Il processo di primo grado si e’ aperto il 5 novembre 1997: oltre tre anni dopo l’iscrizione di Dell’Utri nel registro degli indagati. E ci sono voluti altri sette anni per arrivare alla sentenza al termine di un lungo dibattimento (256 udienze) passato attraverso l’esame di 270 tra pentiti, testimoni e consulenti. Nel 2004, dopo 12 giorni di camera di consiglio, il tribunale emise la sentenza: nove anni al senatore, sette a Cina’.
Il processo d’appello e’ cominciato il 30 giugno 2006 davanti alla corte presieduta da Claudio Dall’Acqua. Dell’Utri e’ rimasto l’unico imputato: Gaetano Cina’, l’uomo che lo avrebbe messo in contatto con Vittorio Mangano, e’ morto nel 2006 a 72 anni. Nonostante le pesanti accuse, dilazionate in un processo durato altri quattro anni, Dell’Utri non ha mai perso ironia e serenita’. Nel 2008, quando Mangano mori’, lo defini’ ‘un eroe’ e nel 2010, mentre il pg concludeva la sua requisitoria chiedendo la condanna a 11 anni, Dell’Utri era a Porta Carbone, a pochi passi dal palazzo di giustizia, a mangiare la palermitanissima pizza ‘sfincione’.
Sara’ per questo che ha accolto con leggera soddisfazione la sentenza d’appello, da lui definita ‘pilatesca’. La corte non ha preso in considerazione, infatti, la ricostruzione di Gaspare Spatuzza (per sentirlo il pg aveva interrotto la requisitoria), assolvendo Dell’Utri per le condotte successive al 1992.
Raggiante, invece, Dell’Utri era apparso dopo l’annullamento della sentenza di secondo grado da parte della Cassazione, che ha disposto l’appello-bis. Ma su quel verdetto e’ sceso ora il gelo delle motivazioni, nelle quali si afferma che il senatore fu mediatore tra Berlusconi e la mafia, e che l’ex premier, da vittima, pago’ Cosa nostra per garantire protezione per se’ e per i suoi familiari.
Oltre a quello per il concorso esterno in associazione, altri due ricorsi attendono Dell’Utri in Cassazione: uno, fissato per il 26 maggio innanzi alla Sesta sezione penale e firmato, ancora, dal pg Gatto, contro l’assoluzione nel processo per calunnia ai danni di due pentiti – si prescrive il prossimo 27 luglio – conclusosi a Palermo il 31 marzo 2011. L’altro, fissato per il 20 giugno innanzi alla Seconda sezione penale, e’ firmato dal pg milanese Isabella Pugliese contro l’assoluzione di Dell’Utri, emessa dalla Corte di Appello di Milano il 20 maggio 2011, dall’accusa di tentata estorsione nei confronti dell’imprenditore Vincenzo Garraffa. Per questa vicenda – gia’ approdata altre due volte in Cassazione – la prescrizione matura il primo luglio 2013.
Discussione su questo articolo