Gli strumenti di cooperazione giudiziaria in Europa sono fermi al 1800, la rogatoria internazionale e’ un concetto antico e questa situazione crea uno ‘spezzettamento’, a volte porta a casi di ‘ingiustizia’: per una lotta piu’ efficace alla ‘sfida criminale’ serve un pubblico ministero europeo e uno dei modelli da seguire potrebbe essere quello italiano della Procura nazionale antimafia. Ne e’ convinto Giovanni Kessler, direttore generale dell’ufficio Ue per la lotta anti-frode (Olaf), che in questi giorni si trova in Italia anche in vista dell’impegno di Bruxelles sul progetto comunitario contro le mafie internazionali.
L’esecutivo Ue si e’ infatti impegnato a presentare nel giugno 2013 al Parlamento e al Consiglio europei una proposta legislativa proprio per l’istituzione di un pubblico ministero europeo per la lotta alle frodi contro il bilancio Ue. ‘E’ un progetto ambizioso’, ha spiegato Kessler, che nel corso della sua visita ha incontrato – tra gli altri – il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso.
‘Cosi’ come ci vuole piu’ Europa nella risposta alla crisi economica, allo stesso tempo ci vuole piu’ Europa per rispondere a una sfida criminale che a sua volta e’ europea – ha sottolineato Kessler, ex Alto Commissario per la lotta alla contraffazione e alla guida dell’Olaf dal febbraio 2011 -. Oggi questo tipo di reati ha sempre piu’ una dimensione che va sempre piu’ al di la dei confini nazionali. Questi reati hanno una dimensione essenzialmente transnazionale’. ‘E’ ragionevole che per lo stesso reato, le stesse prove, la stessa indagine, si debba aspettare perche’ servono piu’ processi, perche’ le prove devono essere trasmesse da un Paese all’altro? – si e’ chiesto -. Noi lavoriamo ancora con strumenti di cooperazione giudiziaria che sono di 200 anni fa, del 1800. La rogatoria internazionale e’ un concetto antico, delle sovranita’ nazionali. E tutto questo spezzettamento porta anche a casi di ingiustizia. Per ovviare a tutto questo serve il procuratore europeo, perche’ se il fenomeno e’ transnazionale non si puo’ vedere in un’ottica nazionale’.
In questo scenario, Kessler ha sottolineato che ‘un esempio del modello che vogliamo tradurre in pratica con la proposta del procuratore europeo e’ quello della procura nazionale antimafia’. Un modello, quindi, che darebbe a questa nuova figura una ‘visione globale: un procuratore Ue che si avvale di una rete specializzata di procuratori nazionali, che consneta di avere una visione di insieme che oggi non c’è’. E’ ancora presto per prevedere quale modello sara’ scelto, ha spiegato, ‘perche’ adesso siamo in una fase di confronto tra i vari modelli, non e’ ancora stato stabilito un modello. A fine anno si dovra’ cominciare a scrivere un disegno di legge, che poi dovra’ essere approvato dal collegio entro la meta’ dell’anno prossimo’. Comunque ‘c’e’ un gruppo di Stati che non solo e’ favorevole ma e’ in prima linea nel sostenere la proposta – ha concluso -.
Tra questi mi auguro che ci sia anche l’Italia in virtu’ della sua esperienza, che viene utile a livello europeo. Quindi mi aspetto, auspico, che l’Italia sia nel gruppo di testa dei Paesi che sosterranno la nomina del procuratore europeo. Finora le reazioni a livello tecnico sono assolutamente di incoraggiamento’.
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