Angelino Alfano, vicepremier e ministro dell’Interno, intervistato da Uno Mattina, nel XXI anniversario della Strage di Capaci, ha sottolineato: “Le nostre leggi contro la mafia sono le piu’ avanzate del mondo, ma la mafia si evolve e non escludo che in futuro saranno necessari aggiornamenti legislativi contro Cosa Nostra. La nostra speranza e’ vincere definitivamente". "I mafiosi devono essere trattati da criminali quali sono, seppur nel rispetto della persona. Per fortuna oggi non c’e’ piu’ il ‘Grand Hotel Ucciardone’, e mentre sono li’ i loro patrimoni sono confiscati".
Alfano ricorda i giorni della Strage: “Il giorno della strage di Capaci vivevo e studiavo a Milano in un pensionato universitario. Ricordo che arrivarono due ragazzi con la faccia sconvolta che ci dissero dell’attentato. E’ stato un giorno che ha cambiato profondamente il mio modo di concepire l’attivita’ pubblica. Ricordo il mio lutto interiore anche da siciliano e quasi il senso di dovermi scusare per questa sicilianità”. Oggi, dopo 21 anni, “gli italiani hanno bisogno di verita’ e occorre cercarla senza guardare in faccia nessuno e andando fino in fondo.
"Oggi delle idee di Falcone restano non chiacchiere, non parole ma norme, leggi e atti dello Stato pubblicati in Gazzetta ufficiale che hanno dato straordinari risultati". Il magistrato, spiega il ministro Alfano, "ebbe l’intuizione fondamentale che per aggredire realmente i mafiosi devi aggredire i loro soldi, devi seguire la scia dei loro soldi. Il mafioso e’ un imprenditore criminale che ama il potere e nel rischio di impresa mette in conto il rischio di perdere la liberta’ ma non quello di perdere i soldi, il ‘cuore’ del suo affare, da lasciare ai figli e ai nipoti. Il potere si sostanzia nel denaro, nelle ville, nelle aziende: aggredendo i patrimoni mafiosi togliamo la linfa vitale all’impresa criminale". “Oggi abbiamo un conto corrente statale (il Fondo unico di giustizia) dove confluiscono i soldi sequestrati alla criminalita’ organizzata e vengono poi assegnati ai ministeri della Giustizia e dell’Interno. Dunque i soldi della mafia vengono usati contro la mafia”.
La mafia, quando uccide, “si sente Dio, ma anche quando non ti uccide, pretende di farsi Stato, pretende di essere essa stessa codice civile e penale, un ordinamento giuridico parallelo che stabilisce le regole e irroga le sanzioni. La nostra speranza di vincere definitivamente la mafia e’ alimentata da un fatto: se si vedono le fotografie dei reclusi al 41 bis, ci si rende conto che tutti i grandi capi della mafia sono in galera”.
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