L’Italia deve difendere dalle frodi il proprio patrimonio di olio Made in Italy che quest’anno può contare su una produzione buona di circa 400mila tonnellate con un aumento di almeno il 30 per cento e di ottima qualità. E’ quanto segnala la Coldiretti in relazione alla vicenda della contraffazione dell’olio extravergine d’oliva per la quale si sono affacciate nuove ipotesi di reato, oltre alla frode commerciale, che hanno consigliato il trasferimento dell’indagine svolta dalla Procura di Torino ad altre procure della Repubblica per competenza territoriale. L’olio di oliva – sottolinea la Coldiretti – è un settore strategico del Made in Italy con circa 250 milioni di piante su 1,2 milioni di ettari coltivati, con un fatturato del settore stimato in 2 miliardi di euro e con un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate.
Occorre fare al più presto chiarezza per non allontanare i consumatori da un prodotto considerato da tempo un elisir di lunga vita che però – continua la Coldiretti – ha fatto registrare in Italia un calo dei consumi scesi nel 2014 a 9,2 chili all’ anno, dietro la Spagna 10,4 chili e la Grecia che con 16,3 chili domina la classifica. L’Italia è il secondo produttore mondiale dopo la Spagna ma è anche – rileva la Coldiretti – il primo importatore mondiale di oli di oliva che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri. Un comportamento dietro il quale si possono nascondere più facilmente le frodi e le sofisticazioni a danno del vero Made in Italy.
Il consiglio di Coldiretti è quello di guardare con più attenzione le etichette ed acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica. Le avvertenze per il consumatore sono peraltro accompagnate da una incisiva attività di controllo da parte delle forze dell’ordine che hanno portato nel 2014 a sequestri per 10 milioni di euro grazie a oltre 6 mila controlli sul comparto da parte dell’Ispettorato repressione frodi. Una attività importante che va sostenuta con l’attuazione della rigorosa cornice normativa definita con la legge 9 del 2013 fortemente sollecitata dalla Coldiretti che ha introdotto importanti misure per la trasparenza nel settore. Bisogna applicare – precisa la Coldiretti – le norme previste a partire dal controllo di regimi di importazione per verificare la qualità merceologica dei prodotti in entrata per cui, ad esempio, l’olio d’oliva viene spacciato per l’olio extravergine d’oliva e l’olio di sansa passa per olio d’oliva. Inoltre – conclude la Coldiretti – servono i controlli per la valutazione organolettica del prodotto che consentirebbero di distinguere e classificare gli oli extravergini d”oliva individuandone le caratteristiche mentre bisogna fissare le sanzioni per il mancato uso obbligatorio dei tappi antirabbocco nella ristorazione dove si continuano a trovare le vecchie oliere indifferenziate.
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