Sono di gran lunga i piu’ buoni e genuini, sono garanzia di sicurezza, hanno sapori unici e inconfondibili. Ben 6 italiani su 10 quando fanno la spesa scelgono principalmente di acquistare prodotti DOP. Gli alimenti tipici del made in Italy sono riconosciuti attraverso diciture sulla confezione (35%) o con la ricerca di immagini che richiamino al tricolore (29%). Nella patria della dieta mediterranea, pero’, gli italiani commettono ancora errori madornali riguardo alle specialita’ del made in Italy. Chi sono i meno “preparati” in fatto di prodotti tipici? Alle donne con il 52% spetta l’oscar dell’ignoranza (soprattutto le giovani, tra i 18 e i 25, e le “casalinghe”). Meglio gli uomini, ignoranti “solo” nel 38% dei casi. Gli errori principali degli italiani? Affidarsi spesso ai consigli degli amici, ma soprattutto essere convinti di poter fare tutto per conto loro, senza consultare alcun esperto o una guida agroalimentare.
E’ quanto emerge da uno studio promosso dalla rivista Viaggi del Gusto Magazine, in uscita in questi giorni, condotto tramite interviste web a oltre 1.300 italiani, uomini e donne, di eta’ compresa tra 18 e i 55 anni, per rilevare qual e’ la loro preparazione sui prodotti tipici del made in Italy, prodotti DOP o IGP, quali conoscono e apprezzano e per quali le caratteristiche.
Quando acquista un prodotto quanto e’ importante che si tratti di un prodotto tipico del made in Italy? Per piu’ di un italiano su 3 (34%) conta moltissimo, percentuale leggermente inferiore (29%) rispetto a chi afferma che lo sia molto. Per il 16% conta poco, abbastanza invece per l’12%. Ma cosa intendono gli italiani per prodotto tipico del made in Italy? Per la maggioranza (29%) si tratta di un prodotto che esiste solo in Italia, mentre i piu’ precisi lo definiscono come un qualcosa presente solo presente solo in alcuni territori/aree geografiche (24%). Per altri si tratta principalmente di un alimento artigianale (16%) o ricco di tradizioni (18%)
Per quale motivo, quindi, gli italiani optano per prodotti DOP? La maggioranza (67%) opta per alimenti made in Italy perché ritiene siano i piu’ buoni e genuini sul mercato, mentre altri li scelgono per la sicurezza garantita dalla loro provenienza (51%). C’e’ chi sceglie i DOP per i sapori unici e inconfondibili (46%), o perché fanno venire alla mente sapori a cui si e’ abituati (31%).
Come si approcciano gli italiani alla scelta di prodotti DOP? La maggioranza ricerca sulla confezione la dicitura esatta (35%) o immagini e simboli che richiamino al tricolore (29%). Una minoranza e’ rappresentata da coloro che si fanno consigliare da commessi e addetti (18%) o che si informano precedentemente, attraverso dépliant riviste (12%). Quali difficolta’ incontrano gli italiani facendo la spesa nello scegliere i prodotti tipici italiani? Quasi la meta’ (48%) ritiene che sugli scaffali dei negozi compaiano troppi prodotti con sigle e nomi spesso incomprensibili. Altri si lamentano del costo spesso troppo alto (21%), e trovano difficolta’ sull’abbinamento con altri cibi (16%).
Nonostante la loro “devozione” per i prodotti DOP, spesso gli italiani commettono errori banali a riguardo. Chi sono i meno “preparati” in fatto di prodotti tipici? Alle donne con il 52% spetta l’oscar dell’ignoranza (soprattutto le giovani, tra i 18 e i 25, e le “casalinghe”). Meglio gli uomini, ignoranti “solo” nel 38% dei casi. Quali sono i prodotti meno riconosciuti? Il “Formaggio di Fossa”, riconosciuto solo dall’11% degli italiani, seguito dalle “Sarde a beccafico”, conosciute da solo il 18%, e dal “Datterino”, famoso solo per il 22% degli italiani.
Con ben 246 su 1.137 prodotti DOP, IGP e STG iscritti nel registro europeo l’Italia conferma la sua leadership internazionale (“scippata” alla Francia nel 2003) nel mondo dei prodotti agroalimentari con marchio di tutela. Scorrere l’elenco delle DOP-IGP nazionali, dalla “A” dell’abbacchio romano alla “Z” dello Zampone di Modena è un po’ come fare un suggestivo viaggio virtuale nell’Italia del gusto. Il paniere italiano dei prodotti tipici tutelati dall’Unione Europea, malgrado i risultati eccellenti ottenuti (da alcuni prodotti) sul piano dei fatturati aziendali e della funzione anti-frode, risulta tuttavia ancora poco conosciuto, o meglio “riconoscibile”, dai consumer, come molti studi dimostrano.
In buona sostanza, in Italia ci si accapiglia per condurre a denominazione protetta un prodotto, ma molto spesso tutto finisce in un nulla di fatto quando si passa alla fase pratica. Basti dire che del fatturato complessivo del settore, l’80% è appannaggio delle prime 5 DOP italiane (Grana, Parmigiano, Prosciutto di Parma, San Daniele e Gorgonzola) mentre alle altre restano le briciole. E non sono poche le realtà produttive nazionali che si sono “pentite” di aver chiesto l’istituzione della DOP per il loro prodotto, come nel caso del “Bitto”, lo storico formaggio prodotto nel Bergamasco, il cui presidente del Consorzio di Tutela, Paolo Ciapparelli lamenta il fatto che «la Denominazione d’Origine Protetta ha finito per stravolgere le caratteristiche del Bitto, facendo incrementare la produzione a tutto discapito della qualità e del prezzo sul mercato». Secondo la società di studi economici Nomisma i prodotti a denominazione e indicazione d’origine potranno diventare veri motori dello sviluppo agroalimentare italiano solo quando ci sarà «maggior conoscenza da parte dei consumatori dei loghi Dop e Igp e di quello che ci sta dietro, in termini di qualità, rigidità dei processi produttivi e maggiori controlli».
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