Per molte persone l’estate è il periodo migliore dell’anno: giorni più lunghi, sole splendente, serate sorseggiando bevande fresche a bordo piscina e barbecue con amici e familiari. L’estate è una stagione di vacanze, avventure, divertimento e romanticismo. Tuttavia, c’è un rovescio della medaglia: con l’intensità del caldo e l’esposizione al sole, questa stagione può essere un periodo difficile per la pelle: oltre al sole cocente, sostanze inquinanti e altri contaminanti ambientali possono influenzarne la lucentezza e il bagliore.
Per certi aspetti, il sole è un grande amico della pelle: ad esempio perché stimola la sintesi cutanea della vitamina D che svolge molteplici funzioni, essendo fondamentale per l’omeostasi del calcio e del fosfato che aumenta così la densità ossea; perché svolge un’azione antiossidante bloccando i danni indotti dai radicali liberi; perché è un potente antinfiammatorio; perché stimola il rilascio del neurotrasmettitore serotonina responsabile del buonumore; perché rafforza il sistema immunitario incrementando le difese; il sole, inoltre, svolge un’azione antibatterica, riducendo così le infezioni batteriche con conseguente miglioramento di diversi disturbi della pelle, come l’acne. E riduce l’iperproliferazione cellulare, migliorando varie patologie cutanee caratterizzate da questo disturbo, come la psoriasi.
D’altro canto, però, il sole può essere anche un grande nemico della pelle: prima di tutto perché causa l’insorgenza di tumori. È, infatti, attestato che molti nei carcinomi basocellulare (tumori ad invasività solo locale) colpiscono maggiormente le persone con fototipo I e II (cute fotosensibile), vale a dire con occhi chiari, capelli rossi o biondi, che si espongono in modo intenso e intermittente al sole, e che hanno avuto frequenti scottature solari durante l’infanzia. E anche per quanto riguarda i nei carcinomi spinocellulari, la causa primaria è legata all’esposizione cumulativa al sole. Il sole, inoltre, può provare un eritema solare, ossia un’infiammazione della pelle caratterizzata da arrossamento, comparsa di papule pruriginose e secchezza cutanea.
Anche il fotoinvecchiamento è indotto soprattutto dai raggi UVA che si diffondono negli strati più profondi della pelle, causando perdita di elasticità, perdita di tono, comparsa delle rughe, disidratazione e danni al microcircolo cutaneo. Attenzione anche alla comparsa di macchie solari, causate da diversi meccanismi biochimici indotti dai raggi UV.
Cosa sono le macchie causate dall’esposizione solare
Le “lentigo solari”, comunemente chiamate “macchie della pelle” o “macchie solari”, sono fastidiosi inestetismi che si presentano come chiazze di forma irregolare, non ben definita, tipicamente nelle zone esposte al sole. Il loro colore può variare dal nocciola, al rossastro, al bruno, al marrone scuro, mentre le dimensioni possono essere di pochi millimetri fino ad uno o più centimetri.
Le sedi più comunemente colpite sono il volto, il decolleté, le spalle, il dorso delle mani, le avambraccia e tutte le sedi che, nel corso della vita, sono state più esposte ai raggi solari.
Il sole è il principale responsabile della loro insorgenza. I raggi ultravioletti interferiscono infatti con la melanogenesi, ossia il meccanismo che porta alla sintesi della melanina (il pigmento che colora la nostra pelle), con incremento della produzione di quest’ultima e comparsa della lentigo solare.
Le lentigo solari si manifestano indifferentemente sia negli uomini sia nelle donne. La popolazione di età superiore ai 60 anni è la più colpita, sebbene le lentigo solari possano insorgere anche prima dei quarant’anni di età, specialmente come conseguenza di reiterate scottature solari.
Il melasma è, invece, una iperpigmentazione acquisita del volto che interessa più comunemente le donne in età fertile. A differenza delle lentigo solari, che appaiono ben circoscritte rispetto alla pelle circostante, il melasma interessa in modo diffuso e simmetrico la regione centrofacciale, ovvero fronte, naso, guance, labbro superiore, mento.
Le cause di questa condizione sono sconosciute, ma è possibile osservare il melasma maggiormente:
• in corso di gravidanza (prende allora il nome di cloasma gravidico);
• con un’assunzione protratta della pillola anticoncezionale.
Questa osservazione fa supporre che alla base vi sia una stimolazione ormonale in grado di incrementare la sintesi di melanina da parte dei melanociti.
A chi rivolgersi per rimuovere le macchie solari con i laser di ultima generazione
Tra i più rinomati centri in Italia che utilizzano innovative tecnologie laser per rimuovere le macchie cutanee sul viso e sul corpo in modo altamente selettivo ed indolore, troviamo il Biomedic Clinic & Research, un Centro Medico Polispecialistico di Medicina Integrata situato a Villa Guardia, in provincia di Como, che da oltre 30 anni abbina l’utilizzo dei sistemi biofisici con la medicina convenzionale.
Per questo trattamento vengono utilizzate due tipologie di Laser: Il Laser N-D-Yag Q-switched il Laser Erbium Frazionato.
Il Laser Q-switched emette il suo fascio di luce dirigendosi direttamente su un bersaglio predefinito, quale il pigmento cutaneo scuro (melanina): la brevità e la specificità del fascio di luce limitano quindi l’emissione di calore ai tessuti circostanti, impedendo il danno nelle zone ove il laser non serve e concentrando l’efficacia solo dove serve, cioè sulle macchie. Il cloasma o melasma epidermico (chiazze scure di pigmentazione in corrispondenza delle aree cutanee esposte al sole, solitamente sul viso) e le lesioni pigmentate acquisite o congenite (lesioni melanocitarie diagnosticate come benigne), possono essere trattate con successo e minima invasività con il laser Q-switched.
Il Laser Erbium Frazionato offre risultati eccellenti con tempi di inattività e disagi minori rispetto al tradizionale resurfacing laser completamente ablativo, senza compromettere il risultato. Poiché questo laser produce una quantità di calore inferiore rispetto ad altri laser di resurfacing, consente di eliminare delicatamente e comodamente la pelle danneggiata strato per strato. Inoltre, provoca meno arrossamenti e gonfiori post-operatori, consentendo un processo di guarigione più rapido.