Auto elettrica uguale futuro ecosostenibile? Buonismo lungimirante? Per dirla in soldoni: batterie e balene insieme con amore, mentre ghiacciai e Antartide sorrideranno alla colonnina di ricarica rapida? Puo’ anche darsi. Ma, al di là delle geopolitiche, a noi comuni mortali qualche domanda viene in mente.
Per esempio, le batterie esauste si possono rigenerare e va bene, ma per quante volte? E dopo dove si buttano? Senza metterla giù dura, se per smaltire quella del cellulare bisogna andare al cestino dei rifiuti speciali (cioè tossici), una grande come un armadietto (più o meno 180 per 140) come la si governa? I rischi? Salute in generale, pelle, respirazione, esalazioni, ustioni?
E gli incidenti: esplosioni con o senza incendio, fuoruscita di acidi. E i costi: rigenerare una batteria la cui potenza deve permettere alte velocità e riprese brillanti, cosa costa? Girano numeri con tanti zeri, ma nessuno finora ha azzardato una parola definitiva, e si parla già di colonnine alimentate a diesel (sic, ma allora?) per disponibilità elettrica insufficiente.
Viene poi anche da chiedersi cosa può voler dire stare seduti su una specie di pentola in ebollizione all’interno della quale sta avvenendo una reazione chimica, visto che abbiamo capito l’importanza dei campi magnetici sulla salute.
Intanto, però’, tutti felici, fiduciosi, ecologisti convinti, idealisti che più verdi non si può. Basta polveri sottili, veleni, CO2, tubi di scappamento, aria profumata di gelsomini che bellezza, città salubri come boschi alpini, viva la natura. Qualcuno ha tirato fuori addirittura il traffico, le code, i tamponi. Come se attaccarsi alla presa della corrente liberasse i caselli. E c’è chi esalta la gioia di parcheggiare gratis sulle strisce blu o di entrare nel centro storico. Come se dipendesse dalla benzina invece che dall’ordinanza del sindaco.
Tornando a bomba, tutti abbiamo fatto durante le vacanze una passeggiata al porticciolo, lungo la banchina dove sono ormeggiate le barche. E a molti sarà capitato di vedere un marinaio o un pescatore, bel ragazzone muscoloso e vitale, con la pelle abbronzatissima percorsa da chiazze di color rosa pallido, sparse a macchia d’olio sulla schiena o sul petto o su braccia e mani. Macchie caratterizzate da una pelle vetrificata con strane venature in rilievo, come cordoni bianchi disordinatamente attorcigliati.
Ebbene, è la pelle di chi ha avuto un incidente con la batteria del motore della barca, che e’ andata in corto, e’ scoppiata, ha preso fuoco e ha rilasciato l’acido. Acido solforico. Molto simile a quelli che usa la mafia per sciogliere le vittime che hanno mancato di rispetto al boss. Niente catastrofismi, beninteso. Solo qualche domanda, tanto per sapere.
Poi ci sarebbe anche qualcosa da dire sul protocollo “Precauzioni e forme di sicurezza” per il trattamento di accumulatori et similia: una lista di raccomandazioni lunga un chilometro e mezzo, che la dice lunga. Qualcos’altro da dire anche sull’invito (praticamente tassativo) a imparare a memoria il significato di una quantità di simboli grafici che segnalano rischi, precauzioni, interventi d’emergenza per incidenti come il contatto cutaneo o con gli occhi, l’ingestione, la fuoruscita accidentale.
Non che adesso le batterie non le usiamo; motorino d’avviamento dell’auto a benzina, radio portatili, macchina fotografica, telefono, misuratore della pressione, aspirapolvere di nuova generazione, tutto a pila. Ma sono piccole. Cosa succederà con milioni, anzi miliardi di batterie giganti fra i piedi, tutte da smaltire? E il parco giochi dei nostri bambini? Perchè anche mandarle in orbita non sarebbe una grande idea. Con la spazzatura spaziale siamo già nei guai adesso. Nel mare no, perché si ammazzano i pesci. In terra no, perchè c’è l’insalata. Vuoi vedere che anche stavolta cercheremo di rifilare tutto a un paese africano povero in canna, in cambio di un onesto (si fa per dire) guiderdone? Ma anche l’Africa alla fine ha i suoi limiti. Allora?
Idea: se tornassimo ad andare tutti a piedi? E in bici. E in tram. Se rinunciassimo al doppio televisore, al frulla tutto, alla centrifuga, alla lavapiatti che ora che l’hai caricata hai già lavato tutto, alla prima e seconda macchina e a tutti quei milioni di orpelli e cazzate che messi insieme stanno mandando a remengo la nostra cara, bella (nonchè unica, non ne abbiamo altre) vecchia Gaia? In parole povere: se tornassimo, solo un pochino, alle origini?
Allora, appello. Agronomi, agricoltori e contadini di tutto il mondo, unitevi. E’ il vostro momento. Coalizzatevi con sirene e tritoni. Difendete l’insalata, fate rispettare le carote, proteggete i branzini, le stelle, gli insetti e la loro magnifica catena di armoniche convivenze. Fate uno sciopero in difesa dei veri equilibri naturali, dei leoni marini e delle cavallette. Alla faccia delle dottrine culinarie che le vogliono fritte, stufate, coi grilli e le larve, noi comuni mortali privilegiamo San Daniele e Parmigiano.