Tutto chiarito, anzi no. Federico Pizzarotti torna al centro delle polemiche nel M5S, malgrado il "ravvicinamento" con Beppe Grillo delle scorse settimane sembrava avesse chiuso il caso. Ad attaccare il sindaco di Parma, stavolta, e’ Gianroberto Casaleggio. Il co-fondatore del Movimento Cinque Stelle in una intervista al Fatto Quotidiano, pur senza mai citarlo, attacca Pizzarotti sulla questione dell’inceneritore della citta’ ducale.
Lo stop alla realizzazione dell’impianto, infatti, era uno dei cavalli di battaglia dei cinquestelle durante la campagna elettorale per le comunali di Parma nel 2012; ma, alla fine, l’impianto e’ entrato in funzione tra mille polemiche e creando non pochi malumori tra i sostenitori pentastellati.
Per Casaleggio si tratta di una questione non da poco: "Se io prendo l’impegno di chiudere un inceneritore o lo chiudo o vado a casa", taglia corto il co-leader del movimento. Da Parma, pero’, arriva immediata la replica del diretto interessato. "Amministrare e’ affrontare problemi reali e, a volte, vuol dire anche non vincere alcune battaglie. Vero – scrive sul suo profilo facebook Pizzarotti -. Ma questo non vuol dire tradire un ideale. Tutto questo significa amministrare in piena sintonia con i valori del Movimento".
Il "botta e risposta" e’ violento. La questione del contendere non e’ legata solo all’apertura dell’inceneritore. Ma e’ di natura politica. Pizzarotti, negli ultimi mesi, ha criticato apertamente alcune decisioni prese da Grillo e Casaleggio, soprattutto in merito alla gestione del dissenso interno e delle espulsioni. La linea della fermezza non convince il sindaco ducale.
Di contro, ai vertici del movimento non sono piaciute allo "staff" alcune iniziative di Pizzarotti come quella di riunire i candidati M5S per le prossime amministrative in un "incontro preparatorio" alle porte di Parma. In quell’occasione, il primo cittadino di Parma si becco’ una prima scomunica via tweet. Il timore, non confessato dal gruppo dirigente M5S, e’ che attorno alla figura di Pizzarotti possa aggregarsi una vasta area di dissidenti: i primi espulsi Valentino Tavolazzi, Federica Salsi e Giovanni Favia; ed i piu’ recenti senatori Adele Gambaro e Maria Mussini. Sono tutti emiliani.
Il dossier Pizzarotti crea tensioni tra i cinquestelle. A Roma temono che anche molti parlamentari possano "simpatizzare" con il sindaco parmense. "Anche i quotidiani che puntano a dividerci ora osannano Piazzarotti come un eroe, prima lo dipingevano come un incapace", riferiscono con fastidio fonti parlamentari. Una soluzione la propone il senatore Vito Crimi: la conferma del mandato da parte degli attivisti. Si tratta di una consultazione dei militanti che avviene con periodicita’ annuale da parte dei consiglieri ma non prevista per i sindaci. "Non penso che Pizzarotti debba preoccuparsi, anche perche’ ha fatto un buon lavoro ed ha seguito sul territorio", spiega.
L’obiettivo, al momento, e’ non disperdere forze in vista delle Europee. I parlamentari sono impegnati nel loro "Vinceremo noi Tour"; mentre nel Palazzo continua il lavoro di opposizione. Sotto attacco e’ finita la presidente della Camera Laura Boldrini.
Luigi Di Maio, suo vice a Montecitorio, dice che se il regolamento lo permettesse l’avrebbero gia’ sfiduciata: "Che ci detesti e’ evidente. Se ci fosse la possibilita’ di sfiduciarla l’avremmo gia’ fatto. Peccato che non esiste mozione di sfiducia per presidenti. Magari potrebbe inserirla nella sua tanto decantata riforma del regolamento della Camera. Ci sta Presidente?", scrive Luigi Di Maio sul blog di Grillo.
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